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10603384_794272087261588_138949949788892612_na cura del Museo Salinas http://goo.gl/PnEgmx

Pergamena, fregi dorati ed iniziali ornate; con sapiente maestria dalla sua bottega di Amsterdam nel 1662, Joan Blaeu dava alle stampe il suo prezioso Atlante.
Dalla biblioteca del Museo Salinas;
Antiporta tratto da: Atlas Maior sive cosmographia blaviana qua solum, salum, coelum accuratissime describuntur, di Blaeu Joan, Amstelaedami, 1662-1665
L’opera, in folio (oltre 38 cm), è costituita da 11 volumi legati in pergamena con fregi dorati ed iniziali ornate. I volumi contengono tavole e carte geografiche a colori.

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In mostra Museo Archeologico "Antonino Salinas" di Palermo
Piazza Olivella, 90133 Palermo
 
Fino al  4 novembre 2014 
 
Ingresso libero
 
 
 
 

La mostra, che resterà aperta fino al 4 novembre prossimo (martedì-venerdì 9.30-19.00 / sabato e domenica 9.30-13.00),  vuole essere un tributo ad Antonino  Salinas,  un uomo che  dedicò la sua vita agli studi e alla formazione del Museo Nazionale di Palermo,  il più antico e prestigioso dell’isola – fondato nel 1814 – da cui, negli anni del dopoguerra, ebbero origine molti dei Musei della città.

 
 

L’esposizione, a cura del Direttore del Museo Francesca Spatafora e della responsabile delle collezioni Lucina Gandolfo, sarà allestita nelle quattro sale che si distribuiscono intorno al seicentesco chiostro minore – per la prima volta fruibili al pubblico dopo i restauri – e rappresenta un primo significativo passo verso la riapertura completa dell’importante istituzione cittadina chiusa al pubblico ormai dal 2011.

Attraverso una serie di documenti e di importanti reperti archeologici, si intende porre l’accento su alcuni aspetti  della personalità poliedrica del Salinas, soprattutto sulla vastità dei suoi interessi e sull’ampiezza delle sue  vedute, sulla modernità del pensiero e sull’attualità delle sue idee, documentando principalmente l’attività dello studioso nel campo dell’archeologia e della raccolta di materiali e opere dell’antichità.

Per ricordare la sua incessante opera di ricercatore e raccoglitore saranno esposte, oltre ad alcuni dei volumi da lui donati al Museo di Palermo e alle onorificenze raccolte nel corso della sua vita, opere provenienti dai suoi scavi a Selinunte (Metopa con Europa sul toro – la più significativa rappresentazione iconografica del mito), a Palermo (vasi preistorici di Valdesi e Moarda), a Tindari (oreficerie), a Salemi, nella basilica cristiana di San Miceli (oreficerie e altri oggetti dai corredi funerari); ma anche  reperti recuperati nel territorio come, ad esempio, le ben note edicole funerarie di Lilibeo o le collane di Campobello di Mazara, parte di un ricco tesoro seppellito, con tutta probabilità, in occasione dello sbarco della flotta araba in Sicilia, avvenuto nell'827 d.C.

Link foto opere esposte

L’illustrazione di tale attività sarà affidata soprattutto a immagini d’epoca, per la maggior parte scattate dallo stesso Salinas che fu tra i primi a comprendere l'importanza del mezzo fotografico per la documentazione di reperti e monumenti.

Ma soprattutto, attraverso le sue stesse parole, verrà posto in evidenza il suo modo di intendere l’Istituzione  museale, che gli venne affidata nel 1873  e che diresse per oltre quarant’anni,  ben sintetizzato da alcuni passi delle sue prolusioni tenute ad apertura degli Anni Accademici  1865 e  1873 all’Università di Palermo, ma anche da brevi brani contenuti nelle lettere inviate a Michele Amari, una fitta corrispondenza che si chiuse solo con la morte del grande islamista siciliano.

In particolare si porrà l’accento sul concetto di appartenenza pubblica del patrimonio culturale, richiamato in più occasioni da Antonino Salinas:

 “Al di sopra della proprietà privata ci sta la proprietà direi quasi della civiltà”, ma anche quello della necessità di rendere viva l’istituzione:  “…occorre che tutti godano del nuovo istituto siccome di vera proprietà comune, e si persuadano esser quello il solo posto conveniente a ben conservare le opere d’arte e a studiarle tutti i giorni”.

Fondamentale ed estremamente moderna è anche l’idea di Salinas riguardo alla funzione didattica del Museo da intendersi come luogo  realmente “aperto” al pubblico e agli studiosi:

“…Secondo il mio concetto il museo ha da essere scuola; se ne vogliono fare un carcere di monumenti, allora comprino chiavistelli e chiamino un buon carceriere…”

Una lezione da tenere ben presente nel momento in cui il Museo, chiuso da diversi anni per gli impegnativi lavori di restauro che hanno interessato il complesso monumentale della Casa dei Padri Filippini all’Olivella

 si rinnova e si appresta a una riapertura che, oltre a prevedere una nuova e diversa organizzazione delle collezioni archeologiche, intende proporre l’Istituzione come un organismo vivo e vitale; non solo, dunque, un polo di attrazione turistica, ma soprattutto un centro di produzione culturale e di qualificazione per l’intero territorio nonché un interlocutore privilegiato per la comunità scientifica nazionale e internazionale.

In linea con la strategia di comunicazione intrapresa nell’ultimo periodo, che rivolge particolare attenzione verso i nuovi mezzi di condivisione sociale usati dai giovani, è stata realizzata una campagna pubblicitaria teaser tramite una serie di short video – da veicolare prevalentemente sulla piattaforma WhatsApp – ispirati a un cinema di genere, lo spaghetti thriller, molto popolare tra gli anni ‘60 e ‘70 e caratterizzato da una surreale creatività.