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01di Paola Giannelli

Palermitana, un nome che è quasi un ossimoro, Letizia Battaglia inizia a fotografare ad un'età che le donne della sua generazione credevano, spesso, l'anticamera dell'ultima parte della vita.

Nel 1970 – non ha ancora quarant'anni – si trasferisce da Palermo a Milano e sviluppa la sua carriera di fotoreporter, iniziata l'anno prima presso  l'Ora, quotidiano palermitano le cui vicende si mescolano strettamente con quelle della città e culla del giornalismo antimafia.

Rientrata  a Palermo, fonda un'agenzia fotografica  insieme a Franco Zecchin e  accumula gli scatti di una stagione particolarmente sanguinaria della mafia in Sicilia. Ancora oggi – racconta – non riesce a cancellare la sensazione che lo squillo del telefono sia un presagio di morte. Fotografa  corpi riversi, madri disperate, uomini in manette,  sangue – con il suo odore difficile da dimenticare  – Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche ritratti dei figli meno fortunati della sua città,  profondamente amata, ma da cui sente il bisogno, di recente, di allontanarsi ogni tanto. Le capita, in quegli anni,  di farsi fisicamente largo in un mondo declinato al maschile:  poliziotti, carabinieri, ispettori; per poter scattare le sue foto, non esita ad alzare la voce per attirare l'attenzione quando impediscono a lei – una donna  – di avvicinarsi.

Fotografa anche Pier Paolo Pasolini  nel 1972 –  scatti poi donati  al centro Studi Pasolini di Casarsa – nel corso di un incontro presso il circolo Turati di Milano, dove si discusse dei racconti di Canterbury, film bloccato dalla censura; colpisce la compostezza di Pasolini.  Una  foto di Letizia Battaglia, poi acquisita agli atti,  si intreccia con la storia processuale d'Italia:  testimonia l'incontro – negato da Giulio Andreotti – con i fratelli Salvo, esattori della mafia. Un ricordo particolarmente doloroso è legato all'omicidio di Piersanti Mattarella, una casualità l'aveva portata ad essere nei paraggi insieme ad alcuni colleghi.

C'è da chiedersi quale lavorio compiano  tanta violenza e dolore su un essere umano, quali cambiamenti portino nella  visione delle cose. In una nuova fase della sua vita di fotografa, passata la stagione da fotoreporter, Letizia Battaglia ha sentito il bisogno di rielaborare. In modo paragonabile ai meccanismi della psiche per un lutto o un dolore intenso, ha voluto riprendere  alcuni suoi scatti, sovrapponendoli a nuove foto. Così, a Giovanni Falcone viene affiancata una donna disperata; la foto di una famiglia – madre e due figli piccoli – che giace in un letto tutto il giorno in mancanza di luce e  gas, viene affiancata a un nudo di donna. Le  Rielaborazioni sono un modo di raccontare una storia leggermente diversa, sulla base di immagini difficili da metabolizzare .

Il 5 marzo Letizia Battaglia ha festeggiato  il suo ottantunesimo compleanno e Palermo l'ha celebrata  con uno spettacolo teatrale, un concerto e l'inaugurazione di una mostra antologica presso i cantieri culturali della Zisa, curata da Paolo Falcone. Restano il sogno e la promessa più grande: l'inaugurazione di un centro di fotografia che sia un punto d'accesso, formazione, archivio e scambio per la fotografia italiana e Palermo.

Alle sue foto è stato conferito, nel 1985,  il prestigioso Eugen Smith Foto Award, come riconoscimento della sua capacità di narrare attraverso le immagini. In un'intervista Letizia Battaglia racconta di una foto che avrebbe voluto fare e non ha fatto – pur avendolo incontrato – ad Ezra Pound; del poeta ha impressa bene in mente la parte finale del canto 81, dei canti pisani:

Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.

 

Letizia Battaglia, pur davanti a scatti difficili, non ha esitato.

(Nella foto Letizia Battaglia, Copyright Shobha Battaglia)

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Anthologia, retrospettiva di Letizia Battaglia

A cura di Paolo Falcone

Cantieri culturali La Zisa, Palermo

Dal 5 marzo all'8 maggio