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«C'è in atto un'epidemia di morbillo che ha picchi più alti del solito, è più prolungata nel tempo e tende a colpire non soltanto l'infanzia, ma anche gli adulti». A dirlo, attraverso le pagine di Repubblica, è il dottor Mario Cuccia, responsabile del servizio epidemiologia dell'Azienda sanitaria provinciale di Catania.

Le dichiarazioni arrivano dopo la notizia della morte per morbillo di un catanese di 42 anni, non vaccinato. Si tratta del quarto decesso per morbillo dall'inizio dell'anno in Italia: il caso si è verificato in Sicilia nella settimana 18-24 settembre ed è stato reso noto dal bollettino settimanale del ministero della Salute. I sintomi sono comparsi l'8 settembre, mentre il 10 settembre è arrivato l'esantema.

«Dall'inizio dell'anno – confermna Cuccia – a Catania abbiamo avuto 165 casi, numeri inconsueti e molto alti che sono legati alle mancate vaccinazioni. Ci sono anche casi di persone vaccinate, ma sono pochi e il quadro clinico è molto più lieve. Si è alzata anche l'età media si attesta intorno ai 23 anni, con casi limiti che sono un bambino di pochi mesi e un 59enne. Non è più una malattia dell'infanzia». «Solo a Catania – continua l'esperto – i casi reali sono almeno mille. A noi arrivano solo le segnalazioni dei soggetti che hanno bisogno di essere assistiti in ospedale o negli ambulatori dell'Asp».

Tutte le Regioni, dall'inizio dell'anno, hanno segnalato casi, ma il 90% proviene da sette: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia. L’età media dei casi è di 27 anni. La maggior parte (74%) è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni. 

«Per quanto riguarda il caso specifico dell'uomo morto a Catania – continua Cuccia – il morbillo è solo la causa finale di morte. L'uomo, originario della provincia di Agrigento e non vaccinato contro il morbillo, era affetto da una malattia immunodepressiva in stadio e aveva un cancro alla pelle. Era già stato ricoverato nel reparto di Malattie infettive del Policlinico Ferrarotto di Catania più volte, perché in provincia di Agrigento non ci sono reparti di malattie infettive».