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01La sera del 27 agosto, nella suggestiva cornice della Via Vanelle a Naro, l’Associazione Culturale “La Compagnia del Tempo Relativo”, ha rappresentato la piece “Che bellu u mari!”. La serata era magnifica dal punto di vista climatico, con tanto di luna quasi piena e la temperatura ideale; e gioviale l’atmosfera tra il pubblico, molto attento, composto e numeroso. L’evento, patrocinato dall’Amministrazione Comunale narese, è stato organizzato dall’Associazione Culturale Indàra per festeggiare il loro quinto anno di associazione, con tanto di torta finale per tutti, e per ricordare l’anniversario di altri due accadimenti dal contenuto emotivo totalmente diverso: i tre anni dalla morte di Giuseppe Scanio, fondatore dell’Associazione, prematuramente scomparso a soli 27 anni; e i dieci anni dalla frana che lesionò parecchi edifici antichi della via Vanelle, che per sicurezza furono abbattuti, dando alla via l’attuale aspetto. Aspetto che per certi versi si può definire suggestivo, dato che la via conserva ancora le caratteristiche delle stradine tipiche del magnifico centro storico narese, costituito da numerosi cortili e scalinate in gran parte ancora lastricati di nere basole. Per altri versi però la frana sembra averne esaltato aspramente l’aspetto, poiché “a vaneddra longa”, come era chiamata un tempo (appunto perché lunga e stretta), ha assunto in parecchi punti quell’aspetto vagamente post bellico, o post frana appunto, con resti di spessi muri antichi rimasti solamente come fantasmi muti a testimoniare un passato che non potrà più esistere. Per fortuna però l’Amministrazione Comunale ha sapientemente sostituito gli spazi vuoti con altrettante piazzette rusticamente pavimentate, e fatto sorgere aiuole e panchine. L’intervento ha donato ora al posto quantomeno le sembianze tipiche di un sito archeologico, valorizzandolo e rivitalizzandolo con eventi vari, tra i quali la piece “Che bellu u mari!”.

  “La Compagnia del Tempo Relativo”, di cui l’estensore del presente articolo è fra l’altro il Presidente, ha accolto con piacere l’invito dall’Associazione Culturale Indàra (probabile nome della città in epoca sicana), a rappresentare un lavoro in una di queste novelle piazzette, al civico 99, per ricordare gli anniversari sopra già detti. Fra l’altro, la cornice d’altri tempi della “vaneddra” ci è parsa il luogo ideale per rappresentare “Che bellu u mari!”, dato che vuole essere un omaggio alla Sicilia e le sue contraddizioni, rievocando la quotidianità, gli usi e i costumi dell’antica cultura contadina siciliana; e un omaggio al mare che la isola, azzurro placido o tempestoso elemento, luogo di approdo ma anche di partenza. Approdi gradevoli ma anche di speranza per disperati alla ricerca di maggior fortuna, di cui l’attualità ci narra quotidianamente; come pure partenze piacevoli ma anche di speranza alla ricerca di altri lidi su cui approdare. Insomma, un Sud, dall’Africa al Mezzogiorno d’Italia, che costringe i suoi popoli a cercare condizioni più dignitose, e quindi a salire, a salire verso il Nord, ad “acchianari, acchianari a lu Nord!”, dove il Sud dell’uno è il Nord dell’altro, con tutte le implicazioni del caso.

  In definitiva, “Che bellu u mari!”, di cui già il titolo esprime quel senso di meraviglia di chi si trova di fronte al mare ad ammirarne la vastità e l’orizzonte (che si sia visto mille volte o per la prima volta poco importa), vuole essere una metafora del viaggio della vita. Viaggio ispirato all’Odissea di Omero, dove il personaggio principale si chiama appunto Odisseo, un pescatore siciliano il cui senso d’inquietudine e di insoddisfazione per le misere condizioni (stanco “di liccari a sarda”),  lo porta ad attraversare l’azzurro elemento alla ricerca di miglior sorte. L’epilogo della pièce, che trascrivo di seguito, sintetizza abbastanza bene il suo contenuto: “Viaggiare, esplorare, cercare. I viaggi sono fisici, geografici, ma possono anche essere metafisici, interiori. Viaggiare in fondo è cercare nuovi orizzonti: orizzonti geografici, ma anche interiori. Come disse Sant’Agostino, cercare è già di per sé un trovare. Sant’Agostino, il cercatore spirituale per eccellenza! Ulisse invece prendeva il mare, lasciava Itaca perché affascinato dall’ignoto di nuove terre da esplorare, da nuove conoscenze da conquistare. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Viaggiare, esplorare, cercare. Il viaggio, già di per sé una meta, inteso anche come metafora della vita: il viaggio che dilata i confini geografici, ma anche quelli mentali, culturali, sociali. Il mare! Che bellu u mari,! che stupore!, averlo di fronte, scrutarne l’orizzonte e fantasticare sull’oltre, sugli spazi infiniti che esso cela. Il mare! Che bellu u mari! Affascinante salto nell’ignoto. C’è però chi è costretto ad attraversarlo per disperazione, in cerca di maggior fortuna.”.

  Per completezza di cronaca ricordo che ha introdotto lo spettacolo il Presidente dell’Associazione Indàra, l’Ingegnere Daniele Sorce, parlando delle motivazioni dell’evento; poi ha passato la parola al Sindaco di Naro, Dottor Calogero Cremona, e ai genitori del defunto socio fondatore Giuseppe Scanio, ai quali ha consegnato una targa commemorativa. L’Architetto Claudio Virone, socio dell’Associazione, ha poi letto una commovente e delicata dedica per l’amico e socio scomparso. Infine ha passato il microfono al sottoscritto in qualità di Presidente dell’Associazione Culturale “La Compagnia del Tempo Relativo”. Un ringraziamento da parte della nostra Associazione va all’Associazione Indàra per averci dato questa opportunità, con l’augurio che questa possa essere solo l’inizio di una lunga serie di future collaborazioni, perché ci è parso che lo spirito che anima entrambe è quello dell’amore per la propria terra (non a caso loro hanno scelto il nome Indàra) e le proprie radici, che ci porta a divulgarne le tante bellezze; ma anche quello di contribuire, per quel che si può, con la massima umiltà ma determinazione, a migliorarne gli aspetti meno gradevoli. Un ringraziamento particolare poi va all’Architetto Salvatore Todaro, che, per dirla in gergo teatrale, da dietro le quinte è stato l’ispiratore e l’organizzatore di questa collaborazione, quantomeno come principale nostro referente.

  E sempre per completezza di cronaca, voglio elencare, rigorosamente in ordine alfabetico, gli splendidi attori della Compagnia, che hanno realizzato lo spettacolo con competenza, professionalità e talento. Rosaria Arrostuto (ballerina), Emanuela Carlino, Carlo Cerrito, Erika Di Natale (cantante e attrice), Lella Falzone (regista e attrice), Antonio Guagliano, Noemi Maira (cantante e attrice), Agnese Manna, Vittorio Mura (voce narrante), Moira Nicosia, Matteo Polizzi (regia audio) e Dalila Ricotta (ballerina e attrice). Il sottoscritto ne ha redatto la sceneggiatura, nella quale è stato inserito nel finale il monologo tratto dal saggio “Buttanissima Sicilia” di Pietrangelo Buttafuoco.

 

 

Angelo Lo Verme