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OLYMPUS DIGITAL CAMERALa cremazione è una pratica arcaica e anche particolarmente diffusa nel mondo. Consiste nella riduzione in cenere di un corpo che rimane privo dei suoi organi interni e della sua struttura.

Durante la cremazione, tessuti e ossa vengono infatti ridotti in residui minimi, scaglie e frammenti, che vengono poi conservati in un’urna, sparsi in mare, sepolti sottoterra, conservati o tumulati, a seconda delle tradizioni culturali del luogo in cui venga praticato il rito funebre, e a seconda delle leggi civili vigenti nel Paese in questione.
I primi documenti che parlano di cremazione, sono quelli legati alle popolazioni di stirpe indoeuropea; fatta eccezione per le comunità Parsi, che pur facendo riferimento a una religione indoeuropea e pur venerando il fuoco, non lo utilizzano per i riti funebri.
L’abitudine a ricorrere alle fiamme per liberarsi di un cadavere, risale alla credenza che il fuoco sia in grado di purificare le anime e di guidarle nel loro passaggio definitivo all’Aldilà.

Per i Greci, le cremazioni iniziarono già 3.000 anni fa: ma ridurre in cenere un cadavere era un rito riservato solo ai personaggi più illustri e ai nobili del tempo. A Roma, il rito della cremazione venne ben presto associato all’acquisto o affitto del columbarium, una sorta di loculo in cui poter conservare ciò che restava del proprio caro defunto.
Con l’avvento del Cristianesimo, la pratica della cremazione venne ben presto sostituita da quella della sepoltura, perché si pensava che il corpo, così ridotto, avrebbe potuto interferire con la volontà dell’anima di riunirsi a esso una volta in Cielo. Ma fu soprattutto per via della scarsità di legname, avvenuta in concomitanza con la caduta dell’Impero Romano, che i forni crematori iniziarono a perdere la loro importanza. Un’importanza che ben presto passò ai feretri, quando la Francia, nella figura di Napoleone Bonaparte, attestò l’obbligo di inumazione dei cadaveri con il noto Editto di Saint Cloud, del 1805; un atto che gettò le basi del diritto moderno alla sepoltura.

Oggi, il rito cattolico consente la cremazione dei fedeli, a patto che le ceneri vengano conservate in un tumulo acquistato al cimitero, mentre per i Cristiani ortodossi ne vige ancora il divieto assoluto.
Il fuoco viene utilizzato in molti cerimoniali religiosi d’Oriente, primo fra tutti l’antico rito sacrificale vedico, volto alla costruzione di un imponente altare di fuoco a forma di uccello, composto da più di 2.000 mattoni; un’usanza che dura ben 12 giorni, e che viene ancora praticata dai brahmani ultraortodossi.
Note sono le pire funebri dei riti hindù, che variano a seconda degli usi regionali e della casta di provenienza del defunto. Molto conosciuti sono gli spettacolari falò che, preparati ai fini della cremazione dei fedeli, vengono spinti sulle acque del Gange o dei suoi affluenti; il fiume che attraversa India e Bangladesh per oltre 2.500 chilometri, è infatti caro agli hindù: viene utilizzato per le abluzioni quotidiane, mattutine e serali, volte al perdono dei peccati, ma viene anche ritenuto il luogo in cui l’anima fa ritorno al suo luogo immortale verso il Cielo.

Altro discorso è quello invece relativo all’utilizzo delle pire a scopi medici, o per meglio dire sociali: per combattere i focolai di pestilenza del Quattrocento e del Cinquecento, vennero messe in azione diverse pratiche di contenimento, pena anche il rogo della nave dichiarata infetta. Durante la nota epidemia di peste nera che mise in ginocchio l’Europa, quella dei “Promessi Sposi”, per intenderci, era usanza comune bruciare i cadaveri dei malati, assieme ai loro averi, inclusi soprattutto gli abiti, i letti e in alcuni casi anche intere abitazioni, per impedire alla malattia di evolversi e soprattutto di diffondersi; nel 1656, a Napoli, in una sola settimana furono bruciati i corpi di ben 60.000 defunti.

In Italia, la cremazione è oggi praticata come rito funebre solo nel 10% dei casi; è del 2001 la legge che consente ai cittadini di spargere le proprie ceneri in spazi aperti (fatta eccezione per i centri urbani), e di poterle conservare in casa o in un altro spazio privato. Una legge che è stata confermata dalle recenti norme regionali di Lombardia, Piemonte, Toscana e Liguria.
Il primo forno per la cremazione era già stato messo appunto nel 1876, dai professori Polli e Clericetti; era un prodotto che funzionava a gas di città, e venne installato presso il Cimitero Monumentale di Milano per disporre della cremazione della salma del banchiere Keller.

Ed è di questa estate la notizia che in Sicilia è entrato in funzione il primo forno crematorio di Sicilia Orientale e Calabria; è infatti del luglio di quest’anno la norma del comune di Messina che si occupa di regolare la disposizione dei cadaveri dopo la cremazione.
Sul sito dell’Amministrazione cittadina sono presenti tutti i documenti relativi alla presentazione della domanda, ed è disponibile anche il listino prezzi dei prodotti e servizi relativi; dal 2014 è dunque possibile anche in Sicilia, la cremazione di un proprio caro defunto e la dispersione delle sue ceneri.

Autore | Enrica Bartalotta