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La storia Tatiana Ryabinina, originaria di San Pietroburgo ma a Bologna da oltre vent’anni, è davvero singolare.  La donna dopo la scomparsa, l’estate scorsa, della mamma 65enne ha deciso di ibernare il suo corpo nella madrepatria Russia.

“Mi ero già informata perché mia madre aveva una forma di tumore inguaribile: negli Stati Uniti mi hanno chiesto, se non ricordo male, 300.000 dollari. Una cifra molto più alta rispetto a quella che mi hanno proposto a Mosca. Non volevo arrendermi, volevo darle una chance –conclude Tatiana-: non so, forse una su un milione. Se non potrò farlo io, magari riusciranno a riabbracciarla almeno i miei figli. L’amavano tanto”, così ha raccontato la donna che un giorno spera di poter riabbracciare la madre.

La KrioRus, la società alla quale si è rivolta la donna,  si occupa di ricerca scientifica e di crioconservazione che si trova a circa 70 chilometri da Mosca questa si definisce una società “futurista. Loro adoperano una tecnica che consente di conservare, potenzialmente all’infinito, corpi di essere umani ad una temperatura di 196 gradi sottozero.

A tal proposito si è espresso Matteo Cerri, ricercatore, neurofisico dell’Università di Bologna e collaboratore dell’Agenzia Spaziale Europea, proprio per i suoi studi sull’ibernazione, è invece più cauto: “Parliamo di qualcosa che al momento è ancora  fantascientifico, ma forse si può intravedere un disegno. La crioconservazione -continua- provoca comunque dei danni ai tessuti. Se invece si conservasse un corpo immediatamente dopo il decesso le cellule sarebbero ancora vive e ci sarebbero danni minori”.