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01Testo e Foto sono di Giuseppe Russo

A Sammrasi, come in dialetto siciliano viene chiamato San Biagio Platani, non si arriva per caso. Giungere in questo piccolo comune della provincia di Agrigento in Sicilia, situato nell’entroterra a 38 km dal capoluogo e sul versante medio di una collina degradante verso il fiume Platani, percorrendo la Strada Provinciale che, dopo aver superato la collina di Sant’Angelo Muxaro, ne lascia vedere sulla sua destra la panoramica vista, è una emozione “antica”. San Biagio Platani, con la sua tradizionale esposizione degli ARCHI DI PASQUA, invita a visitare il grazioso centro sicano nel bel mezzo della media valle del Platani, che in occasione delle festività pasquali esce dal torpore invernale, animandosi con un evento particolare e suggestivo. Essa è una delle celebrazioni più affascinanti e tradizionali legate alla Pasqua, consistente nell’allestire il centro del paese con archi costruiti con pane ed elementi legati alla natura, riproducenti gli elementi architettonici della chiesa, che lascia stupefatti per la loro esecuzione manuale ed artistica. Questo rito che nasce dal culto della Madonna e di Cristo, pone le sue radici nel '700, quando ancora il paese non contava mille abitanti, risalendo le sue origini al 1635, anno in cui Giovanni Battista Gerardi ottenne la "licentia populandi".  A questa tradizione si deve la nascita delle due confraternite, Madunnara (devoti alla Madonna) e Signurara (devoti a Gesù), che con tanta certosina passione rinnovano annualmente questa meravigliosa manifestazione. Questa divisione del paese nelle due confraternite non da origine ad un antagonismo violento, ma ad una competizione vivacissima ed appassionante, che si conclude la notte di sabato, quando ciascuna confraternita allestisce la parte del corso che le compete. La preparazione, che inizia qualche mese prima della Pasqua, richiede una grande quantità di materiale, tutto rigorosamente concesso dalla natura e intrecciato, incollato, dipinto, secondo l’abile estro creativo dell’intera comunità, usando principalmente le canne, salici , agave e barre di ferla (pianta diffusa nella zona e volgarmente conosciuta come Finocchiaccio), che vengono incastellati per costituire i pannelli del viale e dell’entrata. Su essi vengono composti artistici quadri in mosaico con cereali, asparago, vetro, alloro, rosmarino, agrumi, pane e pasta e portali con pane lavorato; si addobbano tra essi le nimphe (lampadari) con datteri, pane, pasta, cereali, corda e mais, nelle più svariate forme e dimensioni, ognuno dei quali ha una grande valenza simbolica, con portali di entrata laterali che si affacciano sulle vie del caratteristico paese, fonti battesimali, quadri religiosi, fiori, piccoli nidi di uccelli e persino alberi, opera della maestria e dell’inventiva delle donne del paese. Preziosi capitelli di pane e sculture, “giochi” di fontane a tema si alternano sotto gli archi, manifestando la frenesia e la gioiosa follia degli autori, che con abili mani esperte hanno formato secondo l’estro creativo.

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Le grandiose costruzioni artistiche, di archi, cupole, e campanili vengono poi disposte, nelle distinte aree assegnate alle due confraternite, lungo i due rami opposti del corso Umberto I, la via principale del paese. Di anno in anno, viene cambiata l'estetica del corso, mentre resta invariata la struttura architettonica, costituita dall'entrata (che rappresenta la facciata di una chiesa), dal viale (la navata) e dall'arco opposto all'entrata (l’abside della chiesa stessa). Il Culmine della manifestazione si ha il giorno di Pasqua, quando al centro tra i due rami del corso Umberto I, davanti la chiesa Madre, il Cristo risorto e la Madonna si incontrano, portati in una evocativa processione dalle rispettive confraternite. Il significato storico e religioso di questo incontro è molto evidente, volendo rappresentare la resurrezione di Cristo, come la vittoria della vita sulla morte, ma anche il risveglio della stessa natura (con cui gli archi sono fatti) dopo il lungo austero inverno. La creazione degli archi affonda le sue radici nella miseria in cui versava la popolazione nel '700, il cui allestimento serviva appunto a far dimenticare la povertà. La tradizione degli Archi di Pasqua, unica nel suo genere, ebbe infatti origine nel ‘700 quando i grandi proprietari terrieri della famiglia Joppolo, venendo in visita a San Biagio Platani (durante il periodo pasquale) al fine di riscuotere tasse e gabelle, erano accolti in maniera “Trionfale” dalla folla con a capo il Governatore, il Clero e i Giurati; a questo periodo risale appunto anche la nascita delle due Confraternite “Li Madunnara” e “Li Signurara”, che avevano le proprie sedi rispettivamente nella Chiesa Madre e nella Chiesa del Carmine. Oggi sono cambiate molte cose, e pur continuando ad avere un significato religioso, hanno lo scopo di attirare una grande folla di cittadini e forestieri per assistere a questo spettacolo religioso, culturale ed artistico, frutto di una competizione artigianale e unico, nel suo genere, in Sicilia. In questo contesto si crea una “amichevole” rivalità tra le due Confraternite; questa conflittualità diventa un elemento di crescita e di aggregazione anche sociale, capace di trasformare radicalmente lo spazio urbano che viene utilizzato durante la manifestazione degli Archi di Pasqua. La straordinaria ricercatezza delle decorazioni, unita alla illuminazione serale trasformano San Biagio Platani nel più sontuoso ed accogliente salotto a cielo aperto con contestuali rassegne di arte, prodotti tipici ed eventi musicali e culturali. Gli Archi di Pane sono ufficialmente pronti ogni anno a decorrere dalla Settimana Santa, ma per consentirne la visione a quanti accorrono da aree lontane, ne viene prolungata la visita anche oltre questo periodo pasquale fino a maggio inoltrato, mentre dopo quel periodo è possibile vedere i pezzi della stagione in atto e di quelle precedenti nell’apposito Museo degli Archi. Tutta la comunità di San Biagio Platani, tesa a collaborare prima e durante l’evento con una spettacolare e suggestiva competizione artistico-artigianale, offre al visitatore che arriva nel paese una visione così scenografica di autentiche opere d’arte di pane, coloratissimi mosaici di pasta e cereali, riproduzioni di sculture maestose, che rende la Festa degli “Archi di Pasqua” unica nel suo genere in Sicilia.

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Dal Blog  https://russogiuseppefotoeviaggi.wordpress.com/

Si possono vedere altre foto cliccando sul link sottoindicato https://www.flickr.com/photos/giuseppe_russo/albums/72157663941163043