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Una bellissima specie, di alto valore scientifico, da conservare e tutelare: il gatto selvatico dell'Etna è classificato come "least concern", cioè specie a rischio minimo, ma purtroppo le popolazioni sono in declino. Potrebbe essere definito l'ultimo grande predatore della Sicilia e ha trovato un habitat ideale nel Parco dell'Etna: in quest'area, Patrimonio dell'Umanità Unesco, ha a disposizione numerose prede e una molteplicità di ambienti. A minacciare la sua sopravvivenza, però, sono numerose cause, come ad esempio l'ibridazione con il gatto domestico, la frammentazione degli habitat e la crescente pressione antropica.

Il gatto selvatico dell'Etna vive a quote medie di 1.200-1.800 metri e sfrutta come tane i cunicoli della "sciara", precedentemente attraversati dalle colate laviche. Nell'aspetto è affine al gatto domestico, dal quale però può distinguersi con facilità. Il mantello ha un colore di fondo che varia dal grigio giallastro al grigio argenteo; ha un disegno nero brillante, articolato in quattro strie nella regione occipito-cervicale, due strie scapolari, una dorsale fino all'attaccatura della coda; ha un disegno evanescente, più chiaro del precedente, lungo la regione laterale. I suoi padiglioni auricolari sono di colore uniforme e privi di ciuffetti di pelo.