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01Gela è il comune più popoloso dell’intera Sicilia e il cinquantesimo d’Italia per estensione. Si trova nella provincia di Caltanissetta e prende il nome dalla pianura e dal golfo su cui affaccia.

La città di Gela è una delle più antiche della Sicilia; era conosciuta con questo nome sin dall’antichità, quando divenne l’insediamento più importante dei coloni greci, nel VII secolo a.C., eppure solide testimonianze confermano come fosse conosciuta giù precedentemente, dalle prime popolazioni che si insediarono sull’Isola; nell’VIII secolo ad esempio, prendeva il nome di Lindi, mentre per gli Arabi era la Città delle Colonne o Colonnario, forse per le numerose strutture d’epoca greca che affioravano nel suo territorio. La collina che la ospita fu inoltre sede di un’importante necropoli protostorica, su cui poi sorse quella del VII secolo. Notevoli e numerose infatti, sono le ceramiche recuperate dal sito, che rappresentano un prezioso esempio della cultura di Castelluccio. Diversi anche i siti archeologici, che tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento hanno portato alla luce molteplici fortificazioni e strutture quali terme, caserme, abitazioni e pozzi.

Della polis greca ci rimangono antiche testimonianze a conferma del fatto che Gela era anticamente un ricchissimo e prospero centro del bacino del Mediterraneo, anche a livello culturale ed artistico; a Gela nacque ad esempio il grande matematico Euclide, il tiranno Ierone, e ivi morì il grande poeta greco Eschilo; noto per le sue tragedie, si disse che proprio a Gela passò diverso tempo, e che il suo teatro, non ancora ritrovato, venne scelto da egli stesso in persona per la rappresentazione di alcune sue opere.
A sud di viale Indipendenza si trova il grande parco archeologico che espone le note fortificazioni dell’era timoleontea, architettura militare appartenente al sito archeologico di Capo Soprano; mentre a poca distanza, in via Europa, si rendono disponibili ai visitatori le terme di età greca, le più antiche finora scoperte in Italia. Diversi anche i basamenti di diversi templi, riportati alla luce.

Al Museo Archeologico Regionale sito in corso Vittorio Emanuele 1, sono custoditi i reperti concernenti l’età ellenistica di Gela, quella preistorica e normanna, con una collezione dedicata interamente alle ceramiche. Interessante è anche la sezione numismatica, e i numerosi resti rivenuti ad esempio, presso le navi che affondarono nelle acque gelesi intorno al V secolo a.C., residuati di antiche battaglie. Diversi i reperti del mondo preistorico, provenienti dalle varie necropoli sparse sul territorio e nei dintorni. La città ancora attende la realizzazione del Museo della Navigazione Antica, pensato per Bosco Littorio già nel 2004; il sito esporrà le tre navi greche ritrovate nelle acque antistanti, particolarmente importanti per costruzione, datazione e dimensioni. La più antica, ancora in stallo presso i cantieri di Portsmouth, in Inghilterra, per un lungo e meticoloso lavoro di restauro, è stata datata intorno al 500 a.C.
Alle spalle del Museo si trovano i resti dell’acropoli; l’Athenaion, ovvero il tempio dedicato ad Atena, venne messo in luce per la prima volta, dall’archeologo Paolo Orsi, alla fine dell’Ottocento.

Sempre di Paolo Orsi fu la scoperta di diversi reperti presso i quartieri Borgo e Rabatello, nel territorio occupato dal quartiere Cappuccini-Pignatelli e negli scavi operati presso la villa comunale “Giuseppe Garibaldi”, da cui sono state derivate le più raffinate ceramiche d’epoca ellenistica.
Molti sono gli edifici di età moderna che sono infatti sorti sui resti dell’antica polis. Un discorso che si ripeté anche dopo il Quattrocento e il Duecento, quando prese vita il centro storico svevo e la città prese il nome di Terranova, almeno fino al 1927.
Nel centro storico svetta la Chiesa Madre, con prospetto neoclassico costituito da colonnine doriche e ioniche; è una basilica con pianta a croce latina che conserva in sé diversi gioielli preziosi, dal dipinto bizantino che ritrae la Santa Patrona della città, all’altare maggiore in marmo policromo misto a vetro, fino alla cripta trecentesca, che risale alla precedente struttura religiosa di Santa Maria de' Platea.

Sempre del Trecento, è la Chiesa dei Cappuccini con prospetto neogotico; la facciata è del 1944. Mentre del Settecento è la chiesa del Carmine, che custodisce un pregevole crocifisso ligneo del quattrocento, ritenuto dagli abitanti miracoloso.
Accanto a Palazzo di Città, sorge la chiesa di San Francesco d’Assisi; opera del XIII secolo, conserva un pregevole soffitto a cassettoni dipinto e ornato in oro zecchino.
Su corso Vittorio Emanuele svetta invece la Chiesa del Rosario; costruita tra il Settecento e l’Ottocento, custodisce una terre campanaria decorata con maioliche e tre portali di pregio, gli interni sono di epoca tardo-barocca.
In città si possono inoltre ancora scorgere le vestigia del centro storico federiciano: particolarmente visibili sono infatti le mura, i torrioni e le porte, incastonati tra le abitazioni moderne.

Ma la città di Gela è diventata, tra il Settecento e Ottocento, anche un importante presidio artistico-architettonico dello stile Liberty, che rifece il volto all’assetto urbanistico della città.
Oltre alle ricche cappelle custodite presso il Cimitero Monumentale, molte furono le piazze e le vie cittadine, che fino agli anni Settanta vennero decorate con lo stile floreale tipico che ha caratterizzato molti palazzi, nobiliari e non, del Settecento e Ottocento italiano. A Gela fioriva l’arte di Giuseppe Di Bartolo Morselli, che diede vita a imponenti strutture e palazzi dell’antica nobiltà gelese. In stile Liberty sono il corso principale e anche numerosi edifici in pietra intagliata e ferro battuto, con monumentali portoni in pietra arenaria o in legno; tra gli altri citiamo: Palazzo Ventura, Palazzo Giunta e Palazzo Presti (tutti e tre sorgono su corso Vittorio Emanuele), ma anche Palazzo Aliotta-Papotto di via Cairoli, villa Panebianco, sita in via Ettore Romagnoli, e Palazzo Moscato, Palazzo Vella, e Palazzo Rosso, tutti e tre siti in via Bresmes. Palazzo Rosso è inoltre uno dei più antichi della città.

A pochi chilometri dal centro urbano, sorge inoltre il lago Biviere; il suo micro-clima nascosto tra le dune di macchia mediterranea, a volte alte anche vari metri e denominate con il termine di ‘macconi’, è eccezionale. Diverse sono le specie vegetali, anche rare, che la zona costiera ospita: nel 2007, il Dipartimento di Botanica dell'Università degli Studi di Catania vi ha scoperto una specie vegetale che non esiste in nessun’altra parte del mondo. Particolari sono poi le formazioni lacustri, soprattutto alla foce del Comunelli e del Rabbìto, in corrispondenza proprio del golfo di Gela, e gli acquitrini di Piana del Signore, luoghi di ritrovo di milioni di insetti, anfibi e di uccelli, che proprio qui trovano il loro rifugio e riposo, nel loro viaggio migratorio dal continente africano a quello europeo. Il sito è piccolo, ma grande a sufficienza per ospitare ben 200 specie di volatili.
La Convenzione di Ramsar ha dichiarato il lago Biviere di Gela sito di interesse comunitario; nel 1997 è diventata la Riserva naturale orientata, grazie all’intervento della LIPU.

Autore | Enrica Bartalotta