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01Giacomo Serpotta è uno scultore palermitano del Seicento e primo Settecento siciliano, noto in particolar modo per le sue opere in stucco.

Il suo principale biografo, il sacerdote Filippo Meli, dichiara che non sia mai uscito dalla Sicilia, eppure sono molte le opere del Serpotta che presentano chiare influenze berniniane.
Molte sono le opere da egli realizzate ed attribuite, e che campeggiano ancora oggi in diversi edifici religiosi della regione. Prima fra tutte è la statua equestre di Carlo II si Spagna; commissionatagli dalla città di Messina nel 1679, l’opera, che chiaramente riporta alcune inflessioni derivate dal “Cavallo di Costantino”, opera dell’architetto, pittore e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini, sita in Vaticano, è andata distrutta dai moti del 1848, ma di essa sopravvive il ricordo nel bozzetto in bronzo custodito presso il Museo “Agostino Pepoli” di Trapani. La smaccata somiglianza tra le due opere, e tra l’”Estasi di Santa Monica” del Serpotta e la Santa Teresa del Bernini, farebbe pensare che l’architetto palermitano si sia formato a Roma, ma non ci sono prove storiografiche a sostegno.

La sua prima opera, realizzata nel 1678, è intitolata all’Oratorio di San Manuel Iacono, e inaugura la sua lunga attività di decoratore di interni, che lo resero celebre non soltanto per la sua particolare specialità nel maneggiare lo stucco, ma anche per aver creato la tecnica dell’allustratura, una pratica scultorea che aveva il fine di garantire agli stucchi in gesso, lucidità e fulgore, con l’applicazione di un impasto di fine grassello di calce, cera e polvere di marmo di Carrara, che poi veniva passata sulla superficie della statua per darle splendore. L’opera infine, veniva levigata e lucidata con panni in lino a spatole calde.
Nato il 10 marzo del 1656 a Palermo, figlio d’arte, scultore a sua volta di un altro scultore, il padre Gaspare Serpotta, Giacomo si dedicò ad arricchire diverse strutture di culto di Palermo e della provincia omonima; a lui si devono infatti le decorazioni dell’oratorio del Santissimo Rosario in Santa Cita, teatrino allegorico piuttosto complesso realizzato con diverse immagini religiose tendenti al Barocco, e le sette statue presenti nel prospetto della chiesa di San Domenico, sita nel quartiere La Loggia, realizzate in collaborazione con Giovanni Maria Serpotta, insieme ad altri fregi e decorazioni.

Per la chiesa di San Francesco d'Assisi, sita nel mandamento della Kalsa, il Giacomo Serpotta realizzò, nel 1723, le “Virtù francescane” dieci statue in gesso e calce che ne arricchiscono i pilastri.
Fu anche autore di diversi manufatti in stucco che decorano le pareti della navata unica che costituisce la chiesa di Sant’Agostino, risalenti alla prima metà del Settecento, e di diverse opere site presso la Chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi, tra cui si ricorda la cornice realizzata per l’opera pittorica “Martirio di San Venanzio”, custodita presso la cappella omonima, e probabilmente completata dal figlio Procopio. Allo stesso edificio appartengono poi le statue di San Giovanni Battista, di Santa Maria Maddalena e della Madonna, conservate presso la Cappella del Santissimo Crocifisso. Suoi sono anche alcuni fregi che decorano la chiesa di San Matteo al Cassaro, tra cui ricordiamo le due statue allegoriche di “Fede” e “Giustizia”, e le decorazioni in stucco presenti sul portale principale. Proprio in questa chiesa, Giacomo Serpotta venne sepolto, nel 1732; il cadavere si trova ormai in un ossario comune.

Diverse sono anche le opere che lo scultore palermitano realizzò per la cittadina trapanese di Alcamo e per la cittadina palermitana di Vicari,per cui si occupò di decorare tutti gli interni della chiesa di San Marco. Sue le figurazioni allegoriche della Badia Nuova di Alcamo, ovvero della chiesa del Santissimo Crocifisso, nonché le opere conservate presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, conosciuta anche come chiesa di Santa Chiara per via della presenza del monastero annesso dedicato alla religiosa.
Nel 1932, lo scultore Antonio Ugo realizzò un busto in bronzo dedicato al Serpotta, in occasione del secondo centenario della morte; oggi è custodito presso il chiostro di San Domenico.

Autore | Enrica Bartalotta