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Avete mai sentito parlare della Grotta di Carburangeli? Si tratta di una riserva naturale nel territorio comunale di Carini (Palermo), che presenta alcune caratteristiche uniche. La riserva è stata istituita proprio per proteggere e valorizzare questo sito, che ricopre un fondamentale interesse speleologico, paleontologico e biologico. La grotta ha anche un interesse archeologico. Qui, infatti, sono stati rinvenuti interessanti reperti, nel primo vano della cavità e nell’area antistante.

Gli scavi, eseguiti tra la metà del 1800 e gli inizi del 1900 da diversi paleontologi, hanno riportato alla luce importanti resti della fauna fossile quaternaria ed oggetti dell’industria litica umana. Questi risalgono al Paleolitico ed al Neolitico e oggi conservati presso il Museo “Gemmellaro” di Palermo.

Cosa c’è nella Grotta di Carburangeli

Il territorio della Riserva è stato suddiviso in due diverse aree in funzione delle caratteristiche ambientali e dei diversi obiettivi gestionali:

  • la zona A comprende l’intero sviluppo sotterraneo della grotta e una porzione esterna intorno agli ingressi dell’ipogeo;
  • le zone B e zona B1, estese complessivamente 4,83 ettari, comprendono il bacino di alimentazione della grotta e l’area antistante gli ingressi dell’ipogeo, e costituiscono una zona “cuscinetto” tra la cavità tutelata e la zona esterna alla riserva.

All’interno, la Grotta di Carburangeli si presenta come un suggestivo bosco di rocce risalenti al Pleistocene. Il territorio in cui ricade la riserva naturale è caratterizzato dall’affioramento di rocce carbonatiche ed argillitiche la cui origine, databile tra l’Era Mesozoica (circa 225 milioni d’anni fa) e l’Era Quaternaria (ovvero l’Era attuale), è avvenuta in due distinti bacini di accumulo sedimentario che, oggi, risultano ravvicinati e sovrapposti per effetto dei fenomeni di corrugamento crostale verificatesi nel corso degli ultimi 25 milioni anni.

Foto: Legambiente

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