Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Ha un tumore al seno ma per mesi non segue alcuna terapia specifica. La sua scelta ricade piuttosto su una dieta ferrea, che la porta a perdere ben 30 chili, riducendosi allo stremo delle forze. È in queste condizioni che una 65enne è stata ricoverata nel reparto di Chirurgia del seno dell’ospedale di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. Lo riporta "Il Resto del Carlino". I tre figli della paziente, che ora è stata operata per un carcinoma mammario in stadio avanzato (che richiederà ulteriori schemi di terapia, che la paziente per ora rifiuta), hanno cercato di convincerla in tutti i modi a fari curare, ma lei ha preferito seguire un mix fai da te di digiuno e argilla. Il primo affamando l’organismo sarebbe servito a ridurre alla fame, e quindi sconfiggere, anche il cancro; gli impacchi con la seconda avrebbero invece dovuto essere utili come antinfiammatori.

La faccenda della "dieta mima-digiuno" contro il cancro avrebbe una lontana base scientifica. "Sono state condotte ricerche che hanno tentato di rispondere a domande che medici e ricercatori si sono posti per trovare il modo migliore di curare i malati: ciò che alimenta la persona nutre anche il tumore? E se si mette a dieta il malato crescono le possibilità di sconfiggere la malattia? L’obiettivo degli studi era preciso: sfruttare i diversi effetti del cibo per potenziare, se e quando possibile, gli effetti dei farmaci anticancro", dice Maurizio Muscaritoli, direttore dell’unità di Nutrizione Clinica all’Umberto I di Roma.

Lo specialista spiega al "Corriere della Sera": "Stiamo studiando il modo migliore per tenere in forze i malati e contrastare la malattia. Questo però non significa in alcun caso che i pazienti debbano digiunare prima della chemioterapia. Sappiamo invece che le cellule cancerose e quelle sane hanno un metabolismo diverso: è stato appurato che i carboidrati favoriscono la proliferazione delle cellule tumorali e utilizzano meno efficacemente i grassi. Ma che queste differenze abbiano una reale influenza sulla prognosi dei malati rimane da accertare con studi clinici rigorosi".