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Il freddo di questi ultimi giorni mi ha fatto venire in mente una antica parola siciliana, in uso in alcune aree della nostra regione, e che penso in pochi ormai ricorderanno; si tratta di malànchiari. Ne sono rimasto qualche volta vittima e vi posso assicurare che averli non è proprio una piacevole cosa; i malànchiari infatti, nella nostra lingua sicula, altro non sono che i fastidiosi geloni, detti anche ròsuli. Colpiscono indistintamente mani o piedi, probabilmente a causa del rapido cambio di temperature, provocando dolorose infiammazioni. Ne conoscevano bene le conseguenze i nostri antenati che, in mancanza di specifiche medicine,  correvano subito ai ripari con rimedi empirici, non so quanto efficaci. Uno di questi consisteva nell’immergere gli arti colpiti dai malànchiari in una bacinella con dentro acqua calda e sale; ma in alternativa, parecchio usato era anche il brodo di cottura dei cavoletti. Sulla reale efficacia di questi rimedi credo avessero qualche dubbio persino gli stessi antichi proverbi; infatti uno di questi così recitava: “Ppi curari li malànchiari cci vonnu li ciuri di maiu”. Sarebbe come dire che se non arriva la bella stagione e quindi il caldo, certi malanni difficilmente vanno via. Quindi portate pazienza!