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ImmagineNel descrivere talune cose o nel parlare di certe situazioni, noi siciliani usiamo spesso delle comparazioni o dei modi di dire che finiscono poi con l’entrare nel lessico comune consentendoci, con poche parole,  di essere più espliciti di qualsiasi altra  spiegazione.     Eccovene alcuni esempi:

 

U vitti spuntari catàmmiru catàmmiru        (mogio mogio – alla chetichella)

Aviri na casa a cascia di carrettu                   (sottosopra – alla rinfusa)

Si misi a facci di pridicaturi                             ( si fece pietoso)

Mi pari na jatta mmurmurèra                        ( è una che si lamenta sempre)

Chiddu è un mastru conza e sconza             ( è un incapace)

A me vigna fa sempri setti sarmi                   (io ho una sola parola e la mantengo)

Si omu di panza o sdivàca vuredda              (sai mantenere un segreto o no)

Ma facisti a cappeddu i parrinu                     (mi sta importunando)

Iò haiu sempri a scupetta parata                   (sto sempre su chi va là)

Chidda s’attullia sempri u cuddirùni             (fa solo i suoi interessi)


Nando Cimino