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La Leggenda della Testa di Moro la leggenda narra che un giorno a Caltagirone nei pressi dei fontanoni dell'Acquanuova, una bellissima ragazza stava lavando con cura la sua luccicante vespa 50.In quel momento transitò di li un ragazzo moro in sella alla sua fida destriera, una splendita vespa 98 adorna di sfavillanti accessori cromati. Alla ragazza esplose il cuore in gola vedendo l'affascinante vespista, e anch'egli non rimase indifferente, e,con un astuto approccio, spense la vespa simulando l'ammassamento della candela. La donzella colse al volo l'occasione avvicinandosi per soccorrerlo. Quando i loro sguardi s’incrociarono scoccò un'alchemica scintilla, un colpo di fulmine così forte da far invidia ad un NGK al platino. Complice la vespa tra i due fu subito amore… condivisero meravigliosi momenti insieme e andarono a vivere in una casetta in centro in via Corradino D'Ascanio. Le soleggiate giornate sicule, trascorrevano tra lunghe chiacchierate sull'utopica carburazione ideale, km e km percorsi in vespa nei raduni in ogni dove e teneri momenti di intimità in garage elaborando i motori. L'amore trionfava ed aveva il profumo magnetico della miscela, finché un giorno l'idillio finì. Il ragazzo, all'insaputa della sua amata, permutò impietosamente la sua vispa vespapapapapa 98 con un ruggente T max che, rientrando a casa, parcheggiò in un carruggio vicino per nasconderlo alla vista dell'ignara vespista. Ella, lungo la strada di casa notò sull'asfalto innumerevoli tracce di sgommate e marcati burnout nelle rotatorie. un fastidioso odore acre di gomma bruciata aleggiava nell'aria e stranamente si sentiva fin dentro casa. La ragazza, notò che persino il suo amato era intriso di quel fastidioso olezzo. Insospettita, chiese al ragazzo spiegazioni. Egli orgogliosamente e ridacchiando beffardamente mostrò le chiavi del nuovo due ruote. Si beava dell'affarone fatto barattando la vecchia lenta e scoppiettante vespa con il fiammante e più prestazionale nuovo bolide. All'attonita vespista si grippo il cuore, si piantò come un pistone in un cilindro a corto di miscela dopo una tirata in una torrida giornata estiva. Inorridita e colma d'iraAfferró un vecchio cavo della frizione e decapitò il moro. con la testa ne fece un vaso per piantarci il ricino che crebbe rigoglioso e dai cui semi per anni ricavò abbondante olio di miscela. Da allora tutti i vespisti vollero una testa dove poter coltivare il ricino e fu così che le fornaci dei ceramisti sfornarono teste di ogni forma e misura divenute vanto dell'estro dell'artigianato caltagironese in tutto il mondo. La morale: mai tradire una vespista siciliana, una vespa è per sempre come l'amore autentico. Giacomo lombardo ®