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Gli abiti di Primark, H&M e Zara costano poco. Perché? Stefania Saviolo, responsabile del knowledge center fashion di SDA Bocconi, e Mauro Rossetti, direttore dell’Associazione tessile e salute, hanno provato a dare una risposta. I due analisti innanzitutto sfatano un mito: questi marchi non sempre utilizzano tessuti più scadenti rispetto alle firme costose. Riescono a offrire prezzi bassi perché puntano sulle grandi quantità.

La pubblicità per queste catene, poi, è a basso costo, i testimonial non sono famosi e la parte di design è quasi inesistente. "I costi sono inferiori anche per i luoghi di produzione e per il personale dei negozi che è molto più basso e meno numeroso dei negozi griffati", spiegano gli esperti. La qualità degli abiti è ovviamente inferiore rispetto a quelli costosi, ma questo non significa che vada a scapito della salute. I capi, per essere venduti, devono rientrare in uno standard internazionale che consente al cliente di avere un vestito che è proporzionale a quanto gli si chiede di pagarlo.

Il vero problema, sottolineano gli esperti, è il luogo in cui avviene la colorazione. Principalmente l'India, dove le regole stabilite dall'Ue potrebbero non essere rispettate. Gli analisti, per questo motivo, si sono sentiti in dovere di dare due consigli: "Leggete il cartellino del capo d'abbigliamento, nel quale sono riportate le percentuali di tutte le fibre che lo compongono e i consigli di lavaggio. Se sentite odori sgradevoli o acri potrebbero essere il segnale di coloranti economici o a base di sostanze chimiche nocive".