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Non solo fanno dormire male di notte ma possono provocare cali dell'attenzione e sonnolenza di giorno dalle conseguenze potenzialmente gravi. Le apnee notturne sono un disturbo cronico che, secondo gli esperti, riguarderebbe circa il 5% degli italiani, ma ricercatori della Warwik University ne hanno individuato la causa e anche una possibile soluzione.

La sindrome delle apnee notturne consiste nell'interruzione della respirazione durante il sonno. Queste pause, rilevano gli esperti, possono durare anche alcune decine di secondi e arrivare ad essere fino a 30 in un'ora. A regolare la respirazione, negli animali, è la molecola connexin26 (Cx26), che reagisce alla anidride carbonica (CO2) presente nel corpo e attiva il processo di inspirazione ed espirazione. Rileva infatti i livelli di CO2 nel sangue e quando questi aumentano troppo induce a espirare e prendere ossigeno.

I ricercatori hanno visto che esistono però delle mutazioni nella molecola Cx26 e che le persone che le trasportano possono essere a rischio di apnea del sonno. Identificare queste mutazioni, potrebbe portare a trattamenti mirati. "Questi risultati offrono la possibilità di aprire nuove strade per identificare e trattare le persone a rischio", commenta Nicholas Dale, autore dello studio pubblicato sul "Journal of Endocrinology". I ricercatori hanno inoltre verificato che Cx26 è un sensore universalmente importante negli animali a sangue caldo, comprese le talpe che, vivendo sotto terra, tollerano elevati livelli di CO2.