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Il vino come farmaco? Non è una forzatura, né un'esagerazione. A ben vedere, un lungo articolo de "La Stampa" affonda la sua penna nel settore, raccontando pregi e difetti del buon vino, intrecci economici e molto altro. Al di là di tutto, le proprietà curative del vino sono note fin da quando fu impiegato come bevanda, dapprima sulla base di considerazioni empiriche e successivamente in seguito ad esperienze ripetute, favorite dal progresso della farmacologia e della microbiologia.  

La preparazione dei cosiddetti "vini medicati" implicava conoscenze tutt’altro che superficiali tramandate e acquisite nel tempo con l’esperienza. Già nel 1200 era prassi medicare le ferite con il vino che serviva anche da corroborante per il paziente. Era pensiero comune, infatti, che fungesse non solo da antisettico, ma anche da cicatrizzante e da anestetico generale.  

Tra i diversi tipi di medicamenti ricordiamo ad esempio il vino di genziana con radici di genziana dalle proprietà stomachiche, il balsamo innocenziano con aloe e mirra, l’aceto dei quattro ladroni o rimedio di Marsiglia (miscuglio di aceto di vino con erbe, spezie o aglio usato contro la peste nera), il vino chinato con alcool chinato, il vino marziale con limatura di ferro e cannella. 

Il vino può agire positivamente sul sistema cardiocircolatorio e ha riconosciute proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Sembra che il resveratrolo presente nella bevanda giochi un ruolo importante non solo riducendo il rischio di malattie cardiovascolari, ma svolgendo una funzione protettiva nei confronti di patologie neoplastiche e neurodegenerative. Questa sostanza è in grado di attivare una proteina (la sirtuina) che sembrerebbe coinvolta in alcune fasi del meccanismo dell’invecchiamento (effetto antiaging).