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Un uomo è stato ingoiato vivo da un ippopotamo in Africa ma miracolosamente è riuscito a sopravvivere. Paul Templer ha raccontato l'insolita esperienza al "Guardian". Aveva 27 anni e a quel tempo aveva un’azienda che portava i turisti lungo il fiume Zambesi per un’escursione in kayak, vicino le Victoria Falls. Un giorno si trovava su quel fiume insieme a delle altre guide apprendiste, Mike, Ben ed Evans.

Erano tutti in kayak e stavano per concludere il loro giro turistico con i clienti. Un ippopotamo in particolare in passato aveva mostrato un carattere aggressivo ma non destava particolare preoccupazione. A un certo punto Evans su sbalzato fuori dal kayak da un ippopotamo. Paul non perse la calma: disse alle altre guide di dirigersi con i turisti verso un posto sicuro vicino a delle rocce e iniziò a remare disperatamente verso Evans. Appena gli fu vicino, Paul cercò di afferrare le mani di Evans ma a quel punto tutto divenne nero. A questo punto Paul cerca di ricostruire quei drammatici istanti: "Era come se fossi diventato improvvisamente cieco e sordo".

"Ero cosciente del fatto che le mie gambe fossero ancora in acqua, ma dalla vita in su ero quasi asciutto. Mi sembrava di essere intrappolato in qualcosa di viscido. L’odore era terribile, sulfureo, come di uova marce e sentivo una pressione molto forte sul mio petto. Le mie braccia erano intrappolate ma all’improvviso riuscì a liberarne una e sentii il muso ispido dell’ippopotamo. Solo in quell’istante capii che ero nella bocca di un ippopotamo", racconta.

Gli ippopotami hanno delle dimensioni e un peso notevoli: hanno una lunghezza di oltre tre metri e un peso che nei maschi può raggiungere le tre tonnellate. I denti sono grandi e aguzzi e i canini, in particolare, sono a crescita continua e possono raggiungere i 50 centimetri di lunghezza per 3 chilogrammi di peso nel maschio. Paul continua: "Mi divincolai più forte che potevo e nei pochi secondi in cui aprì le fauci riuscii a scappare. A quel punto cercai di nuotare verso Evans, ma lo stesso ippopotamo mi aggredì di nuovo. Mi portò un’altra volta sott’acqua e sul fondale tutto si fermò. Ricordo che guardai la superficie dell’acqua e capii che mi trovavo a tre metri di profondità".

A quel punto, immobilizzato sott’acqua nelle fauci dell’ippopotamo, Paul inizia a chiedersi chi tra lui e l’ippopotamo avrebbe finito per primo l’aria. "Vedevo il mio sangue risalire in superficie attraverso le acque del fiume e a quel punto mi colse un senso di rassegnazione", ricorda. L’ippopotamo a quel punto andò all’improvviso velocemente verso la superficie, sputando Paul mentre risaliva. Mike, l’altra guida, era ancor sul suo kayak e riuscì a portarlo in salvo. Il bilancio dell’attacco fu pesantissimo per Paul: i medici contarono circa quaranta ferite su tutto il suo corpo.

Il suo braccio sinistro era stato schiacciato sino a renderlo irriconoscibile. Mike, mentre lo riportava a bordo sul suo kayak, notò che Paul aveva una ferita così profonda che si intravedeva il polmone. Paul racconta che "Mike, fortunatamente, conosceva le manovre di primo soccorso e riuscì a chiudere le ferite sul mio petto con l’involucro di un vassoio che probabilmente ha impedito che i miei polmoni collassassero, salvandomi la vita".

Per caso nelle vicinanze dell’incidente c’erano dei medici, i qualihanno permesso a Paul di arrivare ancora vivo all’ospedale più vicino. I chirurghi gli dissero che probabilmente avrebbero dovuto amputargli entrambe le braccia e una parte della gamba. I medici riuscirono a salvargli solo il braccio destro e la gamba, mentre il braccio sinistro fu amputato. Due giorni dopo ritrovarono il corpo senza vita dell’altra guida Evans.