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01Fonte: Agromobile – La mappa del gusto

Il Percorso del Maiorchino e della Provola dei Nebrodi vede come prima tappa Novara di Sicilia, borgo caratteristico ricco di vicoli e panorami da scoprire. Da qui consigliamo di proseguire alla volta della splendidaMontalbano Elicona, in cui vi immergerete nell'atmosfera medievale tra le contrade ed il Castello, antica dimora estiva di Federico II d'Aragona. L'ultima tappa è il Bosco di Malabotta, al confine tra Nebrodi e Peloritani, dove vi perderete tra i megaliti di origine preistorica. Lungo la strada consigliamo una pausa con pranzo a sacco coi prodotti tipici del luogo. 

 

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Il Maiorchino (u Maiurchinu) è un formaggio siciliano prodotto in provincia di Messina con latte di pecora intero e rientra nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT). Ha una crosta di colore ambrata, tendente al marrone per i formaggi più stagionati. La pasta interna è giallo paglierino ed il suo gusto è particolarmente piccante e molto deciso.
E' un formaggio prodotto secondo tecniche tradizionali: il latte viene fatto coagulare a 39 °C con il caglio di agnello e/o capretto. Una volta rotta la cagliata si riscalda fino a circa 60°C. Successivamente si raccoglie la cagliata che viene messa in una fascera (in siciliano garbua) e stoccata su un piano (detto mastrello). In questa fase la pasta viene bucherellata con un'asta di legno (detta minacino) per spurgare il siero durante la pressatura nella fascera di legno.
Il giorno successivo il Maiorchino viene tolto dalla fascera e posto a stagionare su ripiani di legno di noce. La fase successiva è la salatura, che comincia due giorni dopo e che prosegue per quasi un mese utilizzando sale marino grosso. Durante i primi due mesi le forme vengono continuamente pulite, strofinate e rivoltate. Dal terzo mese in poi il Maiorchino viene trattato con olio di oliva siciliano. La stagionatura si ritiene completa all'ottavo mese, ma può proseguire anche oltre.
La stagionatura tradizionalmente avviene in antiche costruzioni di pietra localmente conosciute come interrati.
Da segnalare la Sagra ed il Torneo del Maiorchino, nei mesi di gennaio e febbraio, durante il periodo carnescialesco. Il formaggio è oggetto di un antichissimo gioco, risalente al 1600, appuntamento imperdibile per tutta la popolazione locale. Il gioco consiste nel far rotolare una forma del celebre formaggio attraverso le stradine del centro storico di Novara di Sicilia, per circa due chilometri. Squadre composte da tre giocatori tentano di vincere l'ambita competizione conducendo la forma al traguardo con il minor numero di lanci. Per lanciare le forme, che pesano circa 10 chili, hanno un diametro di 35 centimetri e uno spessore di 12, le squadre si aiutano con una “lazzada”, un laccio molto robusto che imprime maggiore forza al lancio. Per tradizione, la finale del torneo si svolge sempre durante il “martedì grasso”, trasformandosi in una festa per tutto il paese: nella piazza si allestisce un vero e proprio ovile, dove contadini in abiti tradizionali preparano piatti tipici.

 

 

La produzione della Provola dei Nebrodi, invece, nacque originariamente nella zona di Floresta per poi diffondersi in tutto il territorio dei monti Nebrodi in provincia di Messina. La zona di produzione include i comuni di Alcara Li Fusi, Basicò, Capizzi, Castel di Lucio, Castell'Umberto, Cesarò, Floresta, Montalbano Elicona, Mistretta, Patti, San Fratello, San Teodoro, Ucria e in misura minore altri paesi della zona. I monti Nebrodi (dal greco νεβρüς nevrós, cerbiatto, in siciliano Munti Nèbbrudi) o Caronie sono una catena montuosa che assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino Siculo. 

La Provola dei NebrodI, formaggio tipico siciliano che rientra anch'esso nell'elenco dei PAT, è un caciocavallo prodotto con latte vaccino crudo e caglio d'agnello o di capretto. È un formaggio a pasta filata famoso per la sua dimensione, che raggiunge anche i 5 kg, e per essere l'unica provola che subisce un processo di stagionatura. 
Si produce coagulando il latte con il caglio: la cagliata successivamente viene filata gettandovi sopra acqua calda. Prima della filatura la pasta è manipolata a lungo dal casaro con una tecnica simile a quella usata dai panettieri per impastare il pane; grazie a questa lunga manipolazione il formaggio durante il consumo tende a sfogliarsi in bocca e per questo viene anche chiamata "provola-sfoglia".
La salatura avviene in salamoia satura e richiede una stagionatura di almeno dieci giorni e fino a un mese per il fresco, tre o quattro mesi per il semistagionato, oltre per lo stagionato. Talvolta all'interno della provola dei Nebrodi viene inserito un limone intero o del burro. 
Da segnalare alcune sagre molto caratteristiche dedicate alla Provola dei Nebrodi, nel periodo estivo: a Castel di Lucio il 17 agosto e a Basicò il 19 agosto, dove questa forma di formaggioi viene chiamata "provola Basicotana".


Dove poter assaggiare il prodotto
 
– Ristorante La Pineta
Via Nazionale 159
98058 Novara di Sicilia (Messina)
+39 0941 650522

 

 

– Maxim's Bar Il Focolare
Corso Principe Umberto 48
98065 Montalbano Elicona (Messina)
+39 0941 679081

– Fattoria Grattazzo
Contrada Grattazzo
98065 Montalbano Elicona (Messina)
+39 334 3145556

 
Novara - Copia
 
Novara di Sicilia (Nuè in dialetto galloitalico; Nuvara in siciliano) è un borgo immerso tra le rocce che fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia.
Sorge sulla pendice della montagna da cui si scorge l’antica Tindari, in un incantevole scenario naturale a valle di un imponente sperone di roccia, la Rocca Salvatesta, che raggiunge i 1340 m.
Le piccole case affastellate, la trama di vicoli e viuzze talvolta sormontati da archi, i decori delle facciate, l’eleganza dei palazzi, la sontuosità delle chiese danno fascino a un assetto urbanistico d’impronta medievale.
Le strade, per lo più pavimentate in acciottolato stretto tra due file longitudinali di pietra arenaria locale, contribuiscono a valorizzare l’architettura del centro storico. L’arenaria è stata utilizzata nelle costruzioni civili e con elaborazioni di grande pregio in quelle religiose, dove sono presenti anche molti elementi architettonici realizzati in cipollino, un’altra pietra locale, rossa e marmorea. L’uso della pietra, che sul territorio affiora un po’ ovunque, testimonia l’importanza in quest’area dell’arte dello scalpellino, che si tramandava di padre in figlio.
L’antico Castello Saraceno, di cui oggi restano i ruderi, era situato su una rupe a strapiombo che conserva immutata la propria bellezza, anche se la sommità del poggio non è stata protetta da sconsiderati interventi edilizi. Dalla cima si gode l’ampiezza della vallata che scende verso il mare: spingendo lo sguardo sino all’orizzonte si vedono le isole Eolie.
La via Dante Alighieri collega l’area del Castello al sottostante Duomo di Santa Maria Assunta (secolo XVI), raggiungibile anche percorrendo la via lastricata che inizia dalla piazza principale. La chiesa presenta una bella facciata monumentale con un’ampia scalinata; l’interno è a tre navate delineate da colonne monolitiche in pietra.

 

 

Nella parte alta del paese sorge la Chiesa di Sant’Ugo Abate (secolo XVII), costruita con il monastero cistercense, successivamente distrutto, che conserva un imponente reliquario ligneo, la giara di Sant’Ugo (in realtà un vaso arabo di bella fattura), un crocifisso ligneo e un dipinto su tavola dello Stetera, L’Annunciazione (1570).
Al centro del paese è situata la Chiesa di San Nicolò (secolo XVII) recentemente restaurata, con il suo artistico prospetto in cima a una grande gradinata in pietra.
Ancora più suggestiva la cinquecentesca Chiesa di Sant’Antonio, che conserva il portale in stile normanno e la torre campanaria a guglia, sontuosa e finemente decorata, oltre a custodire statue lignee e dipinti su tela.

A 5 km da Novara resiste l’Abbazia di Santa Maria La Noara fondata nel secolo XII da Sant’Ugo Abate sotto re Ruggero, prima edificazione cistercense in Sicilia. In essa sono presenti molti segni dell’architettura specifica dell’ordine dei monaci cistercensi, improntata alla sobrietà. All’interno sono visibili grandi archi scarni e, accanto all’altare, una porta in pietra, alta, segno della presenza di un antico torrione arabo.

 
Castello Montalbano2
 
Montalbano Elicona è uno dei più suggestivi borghi medievali dell'area dei Nebrodi, ragion per cui è stato inserito dall'Associazione Comuni d'italia tra i Borghi più belli d’Italia.
Ricco di storia, arte e tradizione, gode di un panorama notevole trovandosi a circa 900 metri di altezza. Passeggiando tra i vicoli e le case di pietre incontrerete i simboli delle antiche contrade che mantengono viva l'atmosfera medievale.
Il borgo è caratterizzato soprattutto dalla presenza dell'antico Castello che fu residenza estiva di re Federico II di Aragona. Sorge su di un poggio che sovrasta e domina l'omonimo abitato. La sua architettura distingue due corpi: il più antico, forse normanno, e un nucleo più basso, probabilmente di epoca aragonese.
Entrando dall'ingresso principale ci si ritrova nella corte grande, dove si possono ammirare la cisterna, all'interno della quale sono state trovate numerose scritte, la quattrocentesca scala esterna e la cappella palatina a pianta quadrata e cupola ottagona.
Nell'ala orientale troviamo oggi il Museo delle Armi, dove potrete ammirare un vasto assortimento di armi d’epoca e dal Belvedere Portello si può ammirare un panorama mozzafiato che abbraccia con lo sguardo le vette dei Nebrodi, il capo Milazzo e le isole Eolie.

 

 

Tra le chiese d’interesse artistico, invece, certamente è da sottolineare la Basilica di Maria Assunta in cielo (Duomo) con le sue opere d'arte, in particolare quelle del Gagini. 

Curiosità:
Alcune delle tradizioni più note del paese sono il presepe vivente e la festa per la Madonna della Divina Provvidenza, che si celebra il 24 agosto nel Santuario Diocesano a Lei dedicato.

Visita al Castello:
Dal 1 novembre al 30 aprile il Castello è aperto al pubblico tutte le domeniche e i festivi ad esclusione di: 24/25 e 31 dicembre, 1 gennaio e la domenica di Pasqua. 
Mattina: 10.00 – 13.00 (ultimo ingresso ore 12.45)
Pomeriggio: 14.30 – 17.30 (ultimo ingresso ore 17.15)
Biglietto intero: 3,00€

 

 
Bosco di Malabotta
 
 
 
L'Argimusco è un altopiano che si trova in Sicilia, poco a nord dell'Etna, all'incirca al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani.
In questa zona sorgono numerosi roccioni di arenaria quarzosa modellati in forma curiosa e suggestiva. La tradizione popolare ha identificato questi megaliti, con l'opera di popolazioni preistoriche: antichi menhir e quasi irriconoscibili dolmen. I geomorfologi e gli archeologi propendono piuttosto per l'origine assolutamente naturale di queste forme, dovute in particolare all'erosione eolica.

 

 

Tra i megaliti più notevoli, nei pressi della Portella Cerasa si ergono maestosi, solenni e vagamente minacciosi due grandi massi di forma allungata, che richiamerebbero i simboli della virilità e della femminilità, mentre un altro megalite poco distante avrebbe aspetto di aquila e vi sarebbe stato inciso il simbolo del sole.
Più a ovest, in località Portella Zilla, una costruzione pastorale ingloberebbe i resti di un dolmen con davanti un gran masso, che sarebbe quanto resta di un menhir rovinato al suolo.

Attorno a questi presunti monumenti non sono stati trovati segni dell'uomo preistorico (ceramiche, utensili, ossa umane, ecc.).