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Lettera del Diavolo, misterioso documento custodito in Sicilia. Non tutti conoscono la sua storia ed è per questo che abbiamo pensato di raccontarvela. Si tratta di una missiva che venne ricevuta da una suora del convento di Palma di Montechiaro, nel Seicento. Suor Maria Crocefissa era sorella di san Giuseppe Tomasi; la vicenda ha ispirato un lavoro di Sergio Campailla.

Questa lettera è particolare perché, come narra anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel suo celebre lavoro “Il Gattopardo”, non è scritta in una lingua conosciuta, sebbene presenti parole di greco e arabo; ed è per questo, dunque, che è stata denominata ‘del Diavolo’. Ma non solo.

La storia della Lettera del Diavolo riporta che a riceverla fu la suora di un convento di benedettine molto conosciuto in Sicilia, quello di Palma di Montechiaro, sito in provincia di Agrigento.

Suor Maria Crocifissa della Concezione, ovvero Isabella Tomasi, disse di averla ricevuta dal Demonio in persona che voleva tentarla; solo a lei fu comprensibile il testo della lettera, che da allora la firmò con la sua risposta: ‘ohimè’, ancora chiaramente visibile.

Il duca Giulio (detto il Duca Santo), altro non era che un avo del noto scrittore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Dopo aver cresciuto i suoi 6 figli, decise e ottenne lo scioglimento del matrimonio e si ritirò a vita monastica.

La moglie, Rosalia Traina, prima duchessa di Palma, fece la stessa cosa con le sue figlie, una delle quali, ovvero Isabella Tomasi, giace ancora nel monastero dal giorno della sua morte. Fu lei a volere fortemente l’edificio, che oggi conserva ancora il prezioso manoscritto, che può essere visionato da chiunque lo richieda.

La Lettera del Diavolo oggi

Dal 23 gennaio al 29 febbraio del 2000, la missiva venne esposta al pubblico in occasione del terzo centenario dalla morte della religiosa. Una copia è stata presentata anche, qualche tempo più tardi, presso la Cattedrale di Agrigento, in seguito all’apertura della “Stanza del Tesoro”; questo per consentirne la facile visione ad un pubblico più ampio. Un’altra copia è presente presso la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento.

Sullo scritto, gli scienziati, storici ed esperti ancora si arrovellano, mentre la vicenda straordinaria colpì Giuseppe Tomasi di Lampedusa; il noto scrittore siciliano visitò infatti il monastero nel 1955, inserendo la storia all’interno del suo unico romanzo, nel capitolo dedicato alla ‘beata Corbera’.

Fu infatti la famiglia Tomasi di Lampedusa, ad avere il controllo su molte aree e possedimenti della zona di Palma, dato che a Mario Tomasi si deve la fondazione della città e la sua elevazione a Ducato a uno dei suoi successori, nel XVII secolo. Non a caso dunque, la nota borgata di ‘Donnafugata’ de “Il Gattopardo”, si ritiene infatti che fosse proprio Palma di Montechiaro.

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In tempi più recenti, fu il genovese di origini isolane, Sergio Campailla, anche saggista, accademico e critico letterario, a darci un assaggio della storia, nel suo “Il Paradiso terrestre”, del 1988.

Autore | Enrica Bartalotta

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