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La lotta al caporalato è uno dei temi più ricorrenti dell'ultimo anno e non solo. Le problematiche avute nella aziende e nei territori del Ragusano e nella zona di Catania e Mazara hanno messo in risalto ancor di più le operazione che Polizia e Carabinieri stanno effettuando sul territorio con braccianti che lavorano anche 12 ore al giorno per soli pochi euro di guadagno all'ora e un vitto al limite dell'alimentazione, così come l'alloggio senza dignità su igiene. Uno sfruttamento a 360°, ove le Procure di Trapani e Ragusa hanno messo in atto un'operazione sul territorio con denunce e controlli a tappeto su aziende e casolari in aperta campagna. 


"Le forze dell’ordine e la magistratura, pero’, non possono rimanere sole a combattere questa battaglia di civilta’”. Lo affermano Nino Marino, Maria Concetta Di Gregorio e Tommaso Macaddino, segretari generali di Uila Sicilia, Ragusa e Trapani, che aggiungono: “Devono essere i consumatori, i cittadini, a fare la differenza quando vanno a fare gli acquisti affermando concretamente, come da tempo ripetiamo noi della Uila, che Buono E’ Legale! Devono essere le associazioni delle imprese agricole a fare fronte con noi inserendo nel nuovo contratto nazionale di lavoro dei braccianti, che torneremo a discutere la prossima settimana, le clausole anticaporalato proposte dalle organizzazioni sindacali”.


Allarme rilanciato e vissuto precedentemente ma, che si sta allargando sempre di più in una terra dove tutti sanno ma nessuno riesce a parlare ed evidenziare e/o sopratutto denunciare fenomeni importanti da non sottovalutare. Sui campi siciliani lavorano molti piu’ italiani (115 mila 801, pari al 78.04 per cento) che stranieri. Dati in linea con quelli dell’intero Meridione ma in controtendenza rispetto al Nord. Temiamo che nella nostra Isola, dietro una forbice cosi’ ampia, si nasconda un gigantesco fenomeno di sfruttamento della manodopera irregolare, una inquietante mole di lavoro nero e caporalato”.  Il fenomeno si accomuna a quella del trattamento disumano di tanta gente che vien reclutata e illusa da altri scopi per poi sbatterli sui campi, in una vera e propria tratta di schiavi e questo rimarca ancor di più che il tutto deve essere messo di fronte all'evidenza e sopperito da ammissione di fatto e soprattutto di denunce agli organi competenti.

 

 

Antonio David  –  ForestaliNews