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Nina Moric è un personaggio della televisione molto discusso. Modella croata è stata per anni la moglie di Fabrizio Corona, l’ex re dei paparazzi anche lui costantemente sotto le luci dei riflettori.  Da più di un anno Nina si è avvicinata al mondo della politica e a casa Pound e in molti hanno pensato di trovarla nella lista dei candidati delle prossime elezioni. La modella croata è molto seguita, specie sui social, dove condivide con un sarcasmo pungente e un’ ironia tagliente alcuni temi di attualità.  In una recente intervista rilasciata al settimanale Libero la Moric ha risposto a tutti quelli che le hanno chiesto perchè non si è candidata della lista di Casa Pound dove è già presente il suo attuale fidanzato Luigi Mario Favoloso.

Ecco come ha risposto: « Non ambisco ad una poltrona, né ad avere soldi pubblici. Ho già un lavoro e con un shooting fotografico di qualche ora guadagno quanto un parlamentare in un mese. Tifo per Casa Pound e li voterò perché grazie a loro sto imparando molto, ma ho preferito fare un passo indietro. Io la poltrona non la voglio».

E poi ha continuato dicendo:«La realtà è ben diversa da quella che viene raccontata. Ho deciso di partire e quest'estate sono stata in Iraq, ad Erbil, Mosul, Giordania e Libano. Sono andata anche in Siria, dove ho promesso di ritornare perché quei bambini che ho incontrato nei campi profughi mi hanno rapito il cuore». Questo viaggio ha raccontato l’ha fatta riflettere cambiandole la vita, aver incontrato i bambini in Siria ha risvegliato la sua maternità che vive con difficoltà a causa del rapporto a distanza che vive con suo figlio Carlos avuto con Corona che vede raramente in presenza di un educatore: «L’incontro con questa realtà mi ha permesso di essere di nuovo madre. Quando ero a Beirut quei bambini li sentivo miei figli e questo mi ha dato tanta forza perché l'ho visto come un riscatto nei confronti della mia situazione. Ho un forte istinto materno e sento il bisogno di esprimerlo», ha confermato Nina.

Dopo questo viaggio in Siria e dove aver incontrato persone con storie drammatiche alle spalle si è avvicinata nuovamente a Dio ed è tornata a pregare: «All'orfanotrofio di Bab Tuma ho incontrato una ragazza che ha visto sgozzare dai miliziani dell'Isis la sua famiglia. Oggi non parla più, però mi ha abbracciata. È una realtà dove nessuna ong, nemmeno l'Onu aiuta. Prima del primo viaggio mi sono rivolta all'Unicef e a Save the Children per capire se potessi appoggiarmi a loro. Mi hanno detto che avrei potuto andare in Siria o a Mosul solo se avessi fatto una lauta donazione. Ho ancora le loro mail. Così mi sono rivolta ai salesiani, che fanno del bene senza chiede nulla in cambio».