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ImmagineIn questi giorni per chi dovesse attraversare la dorsale dei Monti Peloritani sarà certamente incuriosito ed attratto nell’osservare dei gruppi di persone che muniti di lunghi cannocchiali piazzati sui  tre piedi ed un altro al collo scrutare ed osservare il cielo. Sono dei naturalisti ed ornitologhi provenienti da tutta Europa e qualcuno anche da altri continenti che presidiano, lungo la strada Provinciale, delle postazioni a cavallo della cresta delle montagne che si affacciano rispettivamente verso la zona Jonica dello Stretto di Messina e la zona Tirrenica. Questi amanti della natura e degli uccelli effettuano il monitoraggio della migrazione e fanno il censimento oculato di tutte le specie rare provenienti dai paesi caldi africani. Gli stessi, organizzatissimi, comunicano tra di loro attraverso telefonini e si spostano in base ai venti perché seguendo i cambiamenti climatici continui che avvengono sullo stretto di Messina, riescono ad individuare e seguire molte di queste specie.

A tal fine l’Azienda Foreste Demaniali di Messina, mette a disposizione dei suddetti, il rifugio di Zirio sotto Dinnammare come base logistica indispensabile per riportare la sera i dati raccolti che faranno in seguito formulare le varie statistiche sui flussi migratori nell’area del bacino del Mediterraneo. I fruitori dei Peloritani più fortunati, in questi giorni di primavera, a volte possono assistere al volo di uccelli di indescrivibile e rara bellezza ed allo stesso tempo fotografare l’evoluzione degli stessi.

Per saperne di più su questo fenomeno di così interesse e di rara bellezza abbiamo sentito alcuni esperti che ci hanno illustrato la storia della migrazione e così documentato:

Manifesto OK ultimoIL PERCORSO DELLA MEMORIA ORNITOLOGICA SULLO STRETTO DI MESSINA

Può sembrare certamente anacronistico in un mondo globalizzato e super informatico, dedicare una “Giornata alla Memoria Ornitologica ”e far conoscere la storia di quello che oggi rappresenta un triste ricordo sulla mattanza delle specie  da parte di cacciatori, che avveniva sui monti che si affacciano sullo stretto di Messina.

Una storia triste della nostra terra “di un tempo che fù dove la caccia non serviva come fonte essenziale di sopravvivenza bensì come hobby per fare vedere nei propri salotti i trofei impagliati di uccelli rari ed in estinzione. Tutto ciò fino a quando, grazie ad alcuni tenaci e temerari ambientalisti rischiando in prima persona, anche la loro incolumità, sono riusciti ad ottenere il vincolo sacrosanto di zona SIC e ZPS che ha permesso di riprendere piano piano la salvaguardia delle specie  rare ed alcune in vie di estinzione.

Oggi  si vuole ricordare, con documentazione grafica e fotografica i luoghi dove avvenivano le poste da parte dei cacciatori, perché queste testimonianze, racchiudono in se tanto interesse antropologico, storico e culturale  per le generazioni future. L’importanza ed il senso di dedicare una giornata è quello di far conoscere, anche  attraverso visite guidate sui posti da esperti naturalisti, che la Biodiversità è una ragione per vivere oggi e per sempre.

Giuseppe Aveni (Dirigente Provinciale dell’Azienda Foreste Demaniali di Messina)

Un tempo questa stessa catena montuosa era teatro inconsapevole di una strage annunciata: migliaia di bracconieri attendevano i migratori negli appostamenti fissi in cemento, o sulle case, per farne inutili trofei”. “Lo Stretto di Messina – afferma Anna Giordano, del Wwf Messina – si è rivelato la rotta migratoria più importante al mondo in primavera, per ben tre specie, due delle quali a rischio a livello globale (Albanella pallida e Grillaio). Grazie allo sforzo congiunto delle associazioni ambientaliste e delle forze dell’ordine, la strage illegale di uccelli in Sicilia è quasi del tutto debellata”. Dalla fine di aprile si attende il grosso passaggio della specie più comune, il Falco pecchiaiolo: anche 9 mila in un giorno, come accaduto il 5 maggio 2000 e il 6 maggio 2011″.

Anna Giordano  ( WWF)

Sui Peloritani per salvare gli uccelli migratori

Volontari provenienti da tutta Italia ma anche da Malta, dalla Svizzera, dall’America, dall’Irlanda, dalla Svezia, dall’Inghilterra e dalla Spagna vigilano dunque su questo tratto di monti che si affacciano sullo Stretto di Messina. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Mediterranea per la Natura e dal WWF per fronteggiare l’emergenza bracconieri, in attesa del passaggio di rapaci e cicogne.
Una tradizione che si rinnova dal 1984, quando fu istituito il Campo di studio e sorveglianza dei rapaci e delle cicogne in migrazione sui Monti Peloritani. Nelle prime tre settimane  sono stati osservati oltre 1400 rapaci appartenenti a 22 specie diverse, alcune delle quali molto rare (Aquila Anatraia minore, Capovaccaio, Albanella pallida, Falco della Regina) oltre alle bellissime Cicogne nere e Cicogne bianche.

Deborah Ricciardi ( MAN)

MONTE CICCIA  – I Bunker costruite nel passato, oggi  Testimonianza di un passato doloroso

Tutto il monte è disseminato di appostamenti. I rapaci che passavano singolarmente e a tiro di fucile, non avevano alcuna possibilità di superare tale sbarramento di fuoco. Infatti, ai primi spari, anche se non colpiti, invece di proseguire, ciò che li avrebbe salvati, tendevano a scartare di lato, finendo per passare su altri bunker, posti fatalmente su questi percorsi alternativi, finché venivano inevitabilmente abbattuti.

Arnaldo Oliva (Presidente dell’Associazione Ornitologica Messinese Onlus)

Peppe Caridi