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Tutto nasce a causa di un numero di cellulare su un foglietto stropicciato e la protagonista che lo stringe tra le mani. In tutto questo c'è un problema: il numero è reale due coniugi piemontesi hanno ricevuto telefonate condite da minacce di morte per tutta la notte. Alle 21.30 di ieri va in onda su Canale 5 "Rosy Abate", spin-off di "Squadra Antimafia". Dopo 15 minuti dall'inizio della puntata, una scena mostra il numero incriminato e qualcuno lo compone per davvero, facendo passare una nottata d'inferno a marito e moglie di Domodossola. 

La signora dice a "La Stampa": "Quel numero esiste ed è di mio marito. Da ieri sera persone sconosciute ci stanno tempestando di telefonate, fino alle 4 di notte e di nuovo stamattina, per chiederci se siamo parenti di Rosy Abate, qualcuno ci dà dei mafiosi e c'è chi ci ha perfino minacciato. All'inizio pensavo che si trattasse di uno scherzo di amici, poi il cellulare non smetteva di suonare e ho capito che era uno spiacevole episodio, che ha preso una brutta piega". Uno spettatore della Basilicata ha telefonato esordendo con "Rosy Abate non fai paura a nessuno, vengo lì e ti ammazzo". 

Una svista degli sceneggiatori della serie, dunque, che negli Stati Uniti non sarebbe stata possibile. Le produzioni americane hanno ormai adottato da anni la convenzione di utilizzare il prefisso 555 per i numeri da mettere in scena, prefisso ovviamente inesistente, per non danneggiare un reale abbonato, proprio come successo alla coppia di Domodossola. "Aspetto che mio marito torni dalla Svizzera e andiamo dalle forze dell'ordine. Non è possibile che una produzione tv non controlli se i numeri sono veri. La nostra privacy è stata violata. Mio marito è siciliano di origine, ma noi con la mafia non c'entriamo niente", conclude la signora.