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Nonostante le numerose polemiche, l’intervista di Bruno Vespa a Salvo Riina, figlio del boss Totò Riina, è andata in onda ieri sera. Le parole dell’ospite del programma “Porta a Porta” hanno scatenato una bufera mediatica.

“Non mi sono mai chiesto cosa è la mafia – ha detto – non ho una risposta precisa; oggi la mafia può essere tutto o nulla” e “omicidi e traffico di droga non sono solo della mafia”.

Salvo Riina ha affermato di aver vissuto un’infanzia serena: “A casa non ci hanno mai trasmesso le problematiche che vivevano i miei genitori, abbiamo sempre vissuto in tranquillità“. La famiglia si faceva chiamare Bellomo, ma tutti, compresi i figli, sapevano che il loro vero cognome era Riina. Non andavano mai a scuola, ma non la consideravano una cosa strana. Il padre diceva di fare il geometra e soltanto crescendo Salvo Riina ha capito che c’era qualcosa di diverso.

“Sapevamo che il nostro cognome non era Bellomo – ha raccontato – era Riina e crescendo lo sentivamo sempre di più, lo vedevamo nei giornali”. Anche su questo, però, “mai nessuna domanda”. “Siamo sempre stati differenti dagli altri, abbiamo sempre vissuto in maniera diversa, anche in qualche maniera piacevole, pur nella sua complessità, è stato anche per certi aspetti un gioco”.

Per quanto riguarda riguarda il rapporto con il padre, l’ospite di Bruno Vespa non ha dubbi:

Io amo mio padre non sta a me giudicare. Amo mio padre, amo la mia famiglia, al di fuori di tutto quello ci hanno contestato, io non giudico, per quello c’è lo Stato, ci sono i giudici; la mia famiglia, mio padre mi hanno insegnato tante cose, il rispetto della famiglia, dei valori, della tradizione, la persona che sono la devo a loro”.