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La dea Venere, è risaputo, è la bellezza per antonomasia. Nata dalla schiuma del mare, ha i capelli biondi lunghi e fluenti, la belle chiarissima, il corpo sinuoso e, nonostante venga considerata un'icona di bellezza, anche lei ha delle piccole imperfezioni che la rendono una persona "normale". Certo, i difetti sono armonici e non intaccano assolutamente il fascino irresistibile di questo personaggio leggendario ma è chiaro che la sua figura è la dimostrazione materiale del fatto che anche la donna più bella del mondo non è perfetta.

Prendendo come modello la rappresentazione artistica di Botticelli, si può facilmente notare che Venere ha il collo un po' lungo, un po' di strabismo e dei piedi decisamente strani. Non è un caso che si parla di "piedi di Venere" quando si ha il secondo dito leggermente più lungo del primo, proprio come la dea della bellezza e dell'amore. Questo dettaglio estetico non lo si trova solo nell'opera più celebre di Botticelli ma è una tendenza tipica dell'arte greca classica e di quella egizia. Secondo gli storici le persone venivano sempre rappresentate in questo modo nei quadri e nelle sculture perché si voleva produrre armonia con precisissime proporzioni studiate matematicamente attraverso la sezione o numero aureo, simbolo dell'ideale di bellezza per eccellenza.

Il piede di Venere sarebbe dunque quello perfetto. Avere il secondo dito più lungo non dovrebbe essere dunque considerato un difetto, anche se all’inizio del Novecento Dudley Morton, ortopedico statunitense, lo ha chiamato Morton’s Toe, definendolo un retaggio degli uomini primitivi, come il daltonismo o il coccige, utile per passare da un albero all'altro. A volte può causare fastidi ortopedici poiché crea un diverso bilanciamento del peso sul piede ma, in fondo, è un disturbo sopportabile. Tutte quelle che non amano i propri piedi a causa di questo piccolo dettagli farebbero bene a ricredersi: sono come quelli di una dea.