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Il gip di Napoli ha deciso di archiviare le indagini su 5 persone denunciate per diffamazione da Tiziana Cantone. Accolta l'istanza della procura, ma adesso saranno fatte nuove indagini per verificare eventuali responsabilità di Facebook Italia. L’indagine era partita dopo che Tiziana Cantone aveva presentato un esposto contro 4 persone per diffamazione: a questi 4 uomini la 31enne tra dicembre 2014 e gennaio 2015 aveva mandato via Whatsapp delle fotografie in cui appariva in costume da bagno o a seno nudo e dei video di atti sessuali. Anche se durante gli atti ripresi nei video la donna era consenziente, non aveva acconsentito alla loro diffusione online. Durante l’indagine ai 4 si era aggiunto il padre di uno di loro: a lui era infatti intestata l’utenza telefonica alla quale erano arrivate le immagini.

Nel frattempo, la procura di Napoli ha aperto un altro fascicolo per calunnia a carico dell’ex fidanzato Sergio Di Palo, ipotizzando che sia stato lui a convincere la donna a denunciare i quattro uomini e a indicarli come i responsabili della diffusione dei video. Resta aperta anche l’inchiesta per istigazione al suicidio. La madre di Tiziana Cantone è amareggiata. Il suo legale, Giuseppe Marazzita, ha detto: "Davanti al giudice ho sostenuto la necessità di accertare eventuali responsabilità di Facebook, anche perché il calvario di Tiziana è iniziato proprio quando ha visto il suo nome sul social associato ai suoi video pubblicati su siti porno soprattutto americani. Se quei video fossero stati immessi solo su questi siti, senza alcun collegamento con una piattaforma così diffusa come Facebook, probabilmente lei non ne avrebbe saputo nulla. E in ogni caso Facebook fu diffidato ma non fece nulla".

A novembre il tribunale di Aversa aveva richiamato Facebook per non aver rimosso le pagine che rinviavano ai video di Tiziana Cantone, dopo che lei stessa aveva presentato una diffida. Per i giudici, la diffida era vincolante, mentre la società si era difesa spiegando di non aver rimosso le pagine perché non aveva ricevuto alcun ordine del giudice o del garante per la privacy. Per Facebook, dunque, la diffida di Cantone non aveva alcun valore giuridico.