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"Contrasto al sovraffollamento carcerario tra Costituzione e Convenzione europea": è il titolo della tesi di Totò Cuffaro, che domani a "La Sapienza" di Roma si laureerà in Giurisprudenza. L'ex presidente della regione siciliana fu condannato per favoreggiamento alla mafia. 

"Il problema dei detenuti e delle loro condizioni non viene considerato per quello che è: un dramma, una tragedia. La politica non se ne occupa, sarebbe impopolare: 'buttare le chiavi' è il pensiero dominante, soprattutto da parte di chi non conosce la questione che è gravissima. Chi viene rinchiuso in una cella, forse, ha sbagliato. Ma resta pur sempre un essere umano e andrebbe trattato come tale. Io stesso, da politico, ho fatto il minimo indispensabile. E avrei potuto fare di più. Farò di più", spiega a "LiveSicilia" lo stesso Cuffaro, che poi racconta scorci del suo passato:

Quando ho dato la prima materia, per la prima volta, dopo tanto tempo, ho rivisto un bagno regolamentare col wc, non con la turca. E mi sono commosso. Ho avuto quasi tutti trenta e trenta e lode. Ho ricevuto esperienze fortissime dall'esperienza madre: quella della detenzione. Non dimenticherò l'esame col professor Oliviero Diliberto, già ministro della Giustizia. Mi ha guardato a lungo e mi ha abbracciato. Ci siamo commossi.

Studiavo di notte, con l'aiuto di una lampadina. Perché la cella di giorno è un luogo impossibile: chi cucina, chi canta, chi alza la televisione… Studiare mi ha permesso di tenere viva la mente. Il carcere fa questo: uccide la testa e il cuore.