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10711100_785410278177505_7198147519743084671_nDopo la tragedia, su un paletto che delimita l’ingresso della riserva Maccalube, sono stati appesi due piccoli peluche, unico contrasto cromatico in un paesaggio in cui prevale il grigio dell’argilla, dopo che la Procura ha disposto il sequestro dell’area. Deserte sono  le strade di Aragona, una comunità che comincia ad elaborare il lutto per la morte di Carmelo e di Laura, i due fratellini di 9 e 7 anni, sepolti da una colonna di fango che si è sollevata, poco dopo mezzogiorno di sabato, sulla collina delle Maccalube, ridisegnando il profilo dell’area.

Quei terribili momenti rimarranno per sempre negli occhi di Rosario Mulone, il papà di Carmelo e Laura, miracolosamente scampato alla morte e da ricoverato all’ospedale San Giovanni Di Dio ad Agrigento, il nosocomio che un paio d’anni fa rischiò la chiusura a causa dell’inchiesta sul calcestruzzo depotenziato che sarebbe stato usato per la sua costruzione. Assistito da medici e da un’equipe di psicologi, Rosario ha passato la notte in una stanza del nosocomio insieme alla moglie Giovanna, seduto a un tavolo nel reparto di Medicina riabilitativa, i dorsi delle mani poggiati sulle gambe, lo sguardo perso nel vuoto, mentre le gocce di una flebo scandivano il tempo che difficilmente sanerà le ferite che porta dentro di sé. «Perché non sono riuscito a salvarli? », è la domanda che rivolge a se stesso e ai parenti che si danno il cambio per non lasciarlo mai da solo. E insieme alla moglie chiede al cappellano militare della Legione Carabinieri che li assiste, padre Salvatore Falzone, la ragione di questa tragedia. Rosario ripassa quei terribili momenti e racconta: «Li tenevo per mano, poi l’esplosione«. E ogni volta che quei confusi fotogrammi gli ritornano alla mente, scoppia in lacrime. Laura e Carmelo sono all'inerno dell'obitorio del San Giovanni Di Dio, in attesa dei funerali ad Aragona, nella chiesa Madonna di Pompei, domani pomeriggio.

È stata la mamma dei piccoli a scegliere il luogo, dove Carmelo ha frequentato il catechismo. Il bambino era iscritto alla quarta nella scuola "Fantes Episcopi", mentre la sorellina frequentava la seconda classe. L'istituto è a pochi passi dalla sede di Legambiente, dove il direttore della riserva, Mimmo Fontana, ha convocato i giornalisti per sottolineare che non è il momento delle polemiche: “È vero – dice – non abbiamo le centraline di monitoraggio, nonostante le chiediamo da 18 anni; ma è altrettanto vero che questi strumenti non garantiscono il rilevamento del fenomeno del ribaltamento, che in genere si annuncia con il rigonfiamento del terreno. Stavolta è accaduto qualcosa di imprevedibile, come non era mai capitato. Appena 20 minuti prima avevamo fatto un sopralluogo dell’area. Ogni anno 15 mila persone visitano questo luogo e la nostra attenzione è massima».

Domani nella procura di Agrigento si svolgerà una riunione per stabilire le tappe dell’inchiesta e nel fascicolo potrebbero essere iscritti i nomi dei primi indagati. E sul futuro della riserva nessuno si esprime. Ma stamane, nell’area sequestrata, un paio di turisti, ignari delle bandelle che delimitano lo spazio, sono comunque entrati per visitare il luogo della tragedia. Non avrebbero desistito nel loro intento se la telecamera di una televisione non li avesse “presi di mira”. Nel piazzale davanti all’ingresso della riserva, ogni tanto arriva qualcuno in auto, intere famiglie con bambini, che portano il loro saluto a Laura e Carmelo: «Perché sono morti? », chiede un ragazzino alla mamma, che lo avvicina a sé e l’abbraccia.  (Palermo, di Silvio D’Auria)