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01“Negli ultimi 100 anni la scienza ha pressoche’ cancellato dalla faccia della terra malattie micidiali o invalidanti che per secoli avevano provocato milioni di morti. Ora ci apprestiamo a guarire totalmente la malattia piu’ diffusa tra le donne, il cancro al seno”. E’ quanto ha sostenuto Stefano Zurrida, direttore dell’unita’ diagnostico-chirurgica di Senologia all’Universita’ di Milano,distaccato allo Ieo, nel corso di un convegno a Cagliari, al quale sono intervenuti specialisti del settore (clinici, radiologi, chirurghi, oncologi e radioterapisti). Zurrida, storico collaboratore del professor Umberto Veronesi, fondatore dell’Istituto europeo di oncologia del capoluogo lombardo, si e’ detto convinto che “guarire non significa solamente sradicare la malattia per tutta la vita, ma anche rispettare la qualita’ di vita dei pazienti. Ormai – ha proseguito – si ricostruisce la mammella con ottimi risultati estetici; si conservano i linfonodi ascellari senza nessun danno funzionale, come l’edema; vengono prescritti, quando necessari per le caratteristiche biologiche dei noduli, farmaci sempre meno aggressivi e ‘mirati’; vengono eseguite radioterapie intraoperatorie che evitano al paziente di muoversi da casa per sei settimane al fine di raggiungere i centri specializzati, spesso lontani dalla propria abitazione.” In un futuro vicino, secondo il senologo, “il tumore non verra’ piu’ aggredito chirurgicamente, ma distrutto con alte dosi di ultrasuoni; non verra’ neppure asportato il linfonodo ‘sentinella’ se negativo all’ecografia e ad un ago aspirato; verranno usati farmaci biologici privi di effetti collaterali come la perdita dei capelli, un terrore per tante donne, e la radioterapia sara’ piu’ mirata grazie ad apparecchiature maneggevoli di prossima introduzione nell’attivita’ clinica”. senoZurrida ha concluso ricordando il moto (e l’obiettivo) del suo maestro, il professor Veronesi: “Cancro al seno, mortalita’ zero”. Gli specialisti hanno poi analizzato gli aspetti psicologici delle donne che hanno subito l’intervento per il cancro alla mammella e le ricadute anche all’interno della loro famiglia. “Commiserazione, iperprotezione da parte di parenti e amici – ha sottolineato la professoressa Gabriella Pravettoni dell’universita’ di Milano, direttrice della divisione di psico-oncologia dello Ieo – sono problematiche che non possono essere affrontate col ‘fai da te’, ma devono essere discusse in gruppo con lo psicologo. Nella donna – ha proseguito – c’e’ sempre il terrore della ricomparsa o del presentarsi di un secondo tumore oppure la paura dell’ereditarieta’. Per questo – ha concluso – le madri che hanno vissuto l’esperienza del tumore al seno devono prestare piu’ attenzione alle figlie in giovane eta’ per la prevenzione attraverso gli strumenti di cui oggi gia’ disponiamo”.

Renato Sansone

Meteoweb