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Da mesi incontra i turisti americani in vacanza in Sicilia, raccontando la sua vita e il suo rapporto con il padre: è Angelo Provenzano, figlio del boss Bernardo. L'idea è di un tour operator di Boston che, dopo una fase sperimentale, ha trasformato gli incontri in un appuntamento fisso: i meeting avvengono durante la tappa palermitana del tour e al termine i turisti – generalmente professionisti e intellettuali che arrivano da ogni parte degli Stati Uniti – rivolgono a Provenzano una serie di domande sulla figura del padre e sulle difficoltà che nascono dal portare un cognome così "ingombrante".

“Per me si tratta di una opportunità lavorativa importante in un settore, quello turistico, nelle cui potenzialità ho sempre creduto – ha detto Angelo Provenzano . E poi confrontarmi con una cultura diversa dalla nostra e scevra da pregiudizi mi pare un’avventura molto stimolante. Resta il fatto che vorrei una vita più’ normale possibile. Ma mi rendo conto che non c’e’ speranza”.

Solitamente il figlio del capomafia racconta la sua vita, gli anni in latitanza con il padre, il ritorno a Corleone alla vigilia delle stragi, la difficoltà di trovare un lavoro. Gli incontri organizzati dal tour operator statunitense hanno suscitato molte polemiche: "E' vero, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli – ha dichiarato Maria Falcone, sorella di Giovanni – ma non si può speculare sulla mafia, una storia che ancora gronda sangue". Alle sue parole si aggiungono quelle di Giovanni Impastato, fratello di Peppino: "Rompi con tuo padre. Apprezzo gli sforzi che stai facendo per un lavoro onesto, ma è di cattivo gusto incontrare i turisti".