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Si terrà domenica 14 Gennaio 2018 la visita guidata al Lago Ogliastro e alla Casa del Té di Raddusa. La visita è organizzata da BCsicilia e da ATC l’Associazione che viaggia nell’ambito del Progetto “Una Domenica al Lago”. La partenza è prevista da Palermo (Piazzale Giotto Lennon) alle ore 8,00 e alle ore 8,30 da Termini Imerese (Piazza S. Antonio). Dopo l’arrivo è prevista la Visita del Lago Ogliastro (nella foto). Il bacino artificiale si trova al confine tra la provincia di Enna e quella di Catania a 203 m. sul livello del mare. Il lago è stato formato mediante la costruzione di una diga in terra battuta sul fiume Gornalunga lunga 830 m e che nel punto più alto misura 53,6 m. La capacità massima è di 110000000 metri cubi e nel periodo di massimo invaso l'estensione è di circa 7 chilometri quadri. Il Lago, denominata anche “Don Sturzo” in onore del grande statista siciliano, è stato realizzato nel periodo compreso fra gli anni 1963-1972. Un provvedimento dell’Unione Europea ha dichiarato l'invaso “Ogliastro-Don Sturzo” Sito di interesse Comunitario (S.I.C.). Il paesaggio del lago è quello tipico dell’area calatina, con rilievi collinari coltivati a cereali. Nella parte a monte dell’invaso la vegetazione è prevalentemente occupata da salici e tamerici, inframmezzati da agrumeti. Una collina su cui si appoggia la diga è coperta da un bosco di eucaliptus. Con il passare del tempo, il lago ha attivato un processo di successione ecologica di grande interesse naturalistico, in quanto, negli ultimi anni, è diventato meta di oltre 2000 volatili appartenenti a 60 diverse specie, sia stanziali che migratorie. Tra le specie di pesce spicca, molto profondo e tra le piante sommerse, il Black Bass, oltre naturalmente ai pesci di ambiente lacustre come carpe, lucci, alborelle, carassi ed anguille. Su una stele sul bordo del lago è applicato un grande pannello in maiolica policroma con applicazioni a rilievo, realizzato dallo scultore ceramista Andrea Parini nel 1974 ed intitolato “Mosè salvato dalle acque”.
Si prosegue con la visita al centro storico di Raddusa. Il nome deriva dall'arabo Rabdusa che significa “terra di abbondante vegetazione” poiché nel paese è prospera la produzione cerealicola e per questo esso è stato anche definito “la capitale del pane”. Il primo borgo appartenne alla nobile famiglia Gravina e in seguito ai Baroni di Ranciolo e Marabino. Di interesse architettonico la Chiesa Madre, eretta nel 1850 seguendo il progetto dell'architetto Giuseppe Maggiore e che presenta all’interno interessanti stucchi. Successivamente è prevista la visita al Museo del grano. L’edificio d’inizio Novecento nel quale è ubicato il museo ha ospitato, in passato, la Cooperativa Agricola ‘La Cerere’, fondata per assicurare ai contadini porzioni di terra con contratti più equi e per far conoscere tecniche di coltivazione innovative. Il museo ricostruisce i costumi, gli usi ed il lavoro della comunità contadina di Raddusa offrendo una ricostruzione degli antichi ambienti, una panoramica rappresentativa degli strumenti di lavoro utilizzati dai contadini e di vecchie usanze locali, proposta anche attraverso un percorso audio-visivo e pannelli esplicativi. Nell’ala destra del Museo, è stata ricostruita un’antica masseria con una camera da letto risalente agli anni ’30, una cucina a vapore, un forno a pietra ed una dispensa, utilizzata per conservare botti in legno, fiasche e damigiane. L’ala sinistra ospita, invece, antichi attrezzi e macchinari agricoli. Alle ore 13,00 è previsto l’arrivo alla Casa del Tè, un’associazione culturale dedita alla coltivazione, trasformazione, promozione e valorizzazione del te e delle sue tradizioni, a cui farà seguito il Pranzo Zen. E’ il pranzo della mattonella che usavano i monaci Zen quando ricevevano invitati in monastero. Tutto il cibo viene disposto con forme e colori che seguono lo Yin e Yang. Ad ogni commensale viene dato un piatto e preleverà il cibo dal centro tavola, a scelta, formando un disegno e seguendo i quattro livelli della filosofia Zen. Man mano che passeranno le pietanza verranno spiegati i motivi delle disposizioni dei cibi in quel preciso ordine che riflettono le fasi solari e le fasi lunari. Dopo il pranzo è prevista la Cerimonia del Tè. Il momento rispecchia fedelmente i modi di preparare e di servire il tè in Oriente. “Nella stanza delle cerimonie”, dove si accede senza scarpe, si possono ammirare rituali e attrezzi delle cerimonie orientali Yam-cha, Wu- wo, tè pressati provenienti dallo Yunnan , Birmania e Cambogia, o i pennelli per scrivere poesie durante le cerimonie. La Stanza del Tè è copia fedele degli ambienti orientali in cui il tè viene vissuto, dalla preparazione alla degustazione. Per la cerimonia è prevista la partecipazione attiva degli ospiti, verranno degustati te e dolci che seguono le 16 stagioni della filosofia Zen. La giornata si conclude con la visita al Museo del Tè, l’unico in Italia, entrato per ben 2 volte nel Guinness dei primati. Conserva più di seicento varietà di infusi, di provenienza mondiale. E ciascuno di essi, è correlato al suo servizio. Così i vassoi cinesi si accostano a teiere giapponesi o a bicchieri russi; e non mancano anche oggetti provenienti dall’Africa. Si potrà ammirare la teiera e la tazza più grande del mondo, realizzati dai maestri ceramisti di Caltagirone e possono contenere rispettivamente quindici e diciotto litri di tè. Cinquecento teiere in terra porpora Aisha, differenti per modello e dimensione, si mostrano sulle pareti. Tutte provengono dalla Cina e appartengono al maestro collezionista cinese Xu Zongmin, che le ha concesse per una esposizione, organizzata in venticinque gruppi di venti teiere, ciascuna rappresentante un periodo storico ben preciso della storia e della dinastia imperiale cinesi. Alcune portano il sigillo dell’imperatore del tempo e del maestro ceramista che le realizzò. Ogni teiera si trova su un drappo di seta di colore differente, accompagnata da una ben precisa numerazione che corrisponde, nel manuale, alla descrizione della sua storia. Per informazioni Tel. 091.8112571 – 346.8241076. Email: