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“In Italia si spende poco per la spesa sanitaria. Alle istituzioni chiediamo maggiore attenzione per la Medicina Interna”

 

“La politica deve tenere in maggiore considerazione la sanità e nello specifico la Medicina Interna che assume sempre di più un ruolo fondamentale”. La presidente regionale di Fadoi Sicilia, Caterina Trischitta, apre il XX Congresso della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti che coincide con i 20 anni di attività nell’Isola.

Una due giorni, iniziata oggi e che proseguirà anche domani, 22 ottobre, alla Camera di Commercio di Ragusa, durante la quale sono stati affrontati vari temi della Medicina Interna. Per l’occasione erano presenti tutti i presidenti regionali che si sono succeduti nell’ultimo ventennio: Giuseppe Augello, Filippo Ciffo, Audenzio D’Angelo, Salvatore Di Rosa, Salvatore Gurrisi, Michele Stornello e Caterina Trischitta.

 

Salvatore Corrao,  professore associato presso l’Università degli Studi di Palermo e Direttore del Dipartimento di Medicina Interna dell’Ospedale Civico di Palermo,  focalizza il suo intervento sulla resistenza batterica alle cure antibiotiche. Lanciando l’allarme. “Nel 2050 prevediamo che i batteri diventino sempre più resistenti e ad oggi non ci sono sufficienti terapie per contrastare il fenomeno. I nuovi antibiotici a livello mondiale, rispetto a questa previsione, sono molto pochi. Gli Usa stanno investendo miliardi e stanno migliorando le procedure di approvazione mentre in Italia bisogna sottostare a vari passaggi burocratici tra cui l’Ema, l’ente europeo, l’Aifa e ulteriori 21 approvazioni. Nel nostro Paese – continua Corrao – si investe poco in Sanità, circa il 6% del prodotto interno lordo contro il 20% degli Stati Uniti o il 10% della Francia”. La resistenza agli antibiotici dipende spesso anche da un errato utilizzo delle cure o da prescrizioni non esatte. “Dobbiamo puntare sull’appropriatezza della prescrizione degli antibiotici da parte dei medici. – specifica Corrao – Spesso si prescrive anche quando non ce n’è bisogno. Ci vogliono terapie più appropriate e con il giusto dosaggio”.

 

Si sofferma sul ruolo dei medici internisti, Giuseppe Augello, Direttore del Dipartimento di Medicina Asp di Agrigento e Segretario nazionale Fadoi, che chiarisce: “E’ cambiato il ruolo del medico internista perché di fatto è cambiato il paziente. Ci siamo spostati verso un più alto livello di criticità del degente. Sono aumentate alcune diagnosi quali la setticemia, l’insufficienza respiratoria o l’acidosi metabolica. Nella lista della Regione Sicilia nel 2010 il codice della setticemia si trovava al 36esimo posto, nel 2015 è al 13esimo. Prima si ricoverava solo in malattie infettive o in rianimazione, ora al 36% dei casi i pazienti vengono ricoverati in Medicina Interna. Dobbiamo dunque adattarci al cambiamento utilizzando al meglio le tecnologie senza dimenticare il nostro bagaglio professionale”.

 

La coordinatrice nazionale di Fadoi Giovani, Paola Gnerre, si è invece soffermata sulla Medicina di genere. “La disparità di genere in sanità è oggetto di grande interesse anche in ambito sociologico. – spiega –  La ricerca medica e le sperimentazioni cliniche sono da sempre state condotte su soggetti o animali di sesso maschile, determinando una mancata conoscenza delle differenze o addirittura un pregiudizio di sesso-genere. Le donne sono afflitte da quasi tutte le malattie croniche e generalmente assumono più farmaci rispetto agli uomini, ma con una maggior tendenza agli affetti avversi e alle interazioni farmacologiche negative. Le donne vivono di più rispetto agli uomini ma qualitativamente peggio”. Paola Gnerre valuta anche la situazione dell’impiego delle donne nel settore sanitario: “La disparità tra i sessi in ambito sanitario è presente anche dal punto di vista strettamente lavorativo. In ambito accademico gli articoli scientifici continuano ad essere scritti da uomini e le donne rappresentano meno del 30% dei revisori. Tutto ciò però contrasta con l’attuale tendenza nel nostro paese e in tutto il mondo occidentale che vede il costante aumento del numero di donne medico. Nella fascia di età tra 25 e 29 anni, il 70% dei medici sono donne, nella fascia di età tra i 30 ei 34 anni le donne medico sono il 51,9%, mentre nella fascia di età compresa tra i 60-69 anni le donne sono il 14%. Attualmente le donne medico rappresentano il 32% di tutti i medici italiani, ma tra 10-15 anni la maggior parte dei medici sarà donna”.

 

Salvatore Di Rosa conclude: “La Medicina Interna nella sua storia è stata tante volte nella polvere tante sull’altare. L’orgoglio della Fadoi è di essere riusciti a proteggere la Medicina Interna ospedaliera da un lento oblio al quale era destinata e riportarla a un livello di dignità che consente di sentirsi fieri di essere internisti”.