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Termini siciliani di cui ci siamo dimenticati.

  • Esistono parole siciliane che meritano di essere usate più spesso.
  • La lingua siciliana è una delle più belle.
  • Ecco alcune parole da scoprire o riscoprire, per inserirle nel vocabolario di tutti i giorni.

La lingua siciliana è piena di bellissime parole. Nonostante ciò, abbiamo un po’ perso l’abitudine di utilizzarla nella vita di tutti i giorni. Vuoi per pigrizia, vuoi per comodità, abbiamo messo nel dimenticatoio alcuni termini che, invece, andrebbero recuperati. Oggi abbiamo pensato, dunque, di suggerirvi alcune parole siciliane che meritano di essere usate più spesso. Erroneamente si ritiene che i termini dialettali non siano eleganti, ma non è così. Dietro ognuna di queste parole c’è una storia, la storia della nostra terra. Chi è già abituato ad utilizzarle, sa bene quanto ricordino i nostri nonni. Non bisogna affatto avere timore di utilizzarle ma, anzi, bisogna sfoggiarle con una certa dose di orgoglio. Una volta che le reintrodurrete nel vostro vocabolario quotidiano, non potrete più farne a meno!

Parole siciliane che andrebbero usate più spesso

  1. Pitrusino: prezzemolo;
  2. Pignata: pentola, stoviglia;
  3. Cirasa: ciliegia;
  4. Addauru: alloro;
  5. Cannavazzu: strofinaccio (esiste anche una traduzione più offensiva di questo termine);
  6. Citrignu: acerbo;
  7. Pusu: polso;
  8. Pruvulazzu: polvere;
  9. Mennula: mandorla;
  10. Disiu: desiderio;
  11. Unni: dove;
  12. Tappina: ciabatta;
  13. Vriogna: vergogna;
  14. Agghia: aglio;
  15. Agnuni: angolo angusto;
  16. Anticchia: un poco;
  17. Balata: grossa pietra, lastra di marmo;
  18. Camurria: seccatura;
  19. Cammisa: camicia;
  20. Froscia: frittata.

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