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Agatuzza Messia e la seduzione del racconto siciliano. Agatuzza Messia, personaggio caro alla tradizione popolare siciliana, nata nei primi dell’ottocento nel quartiere “Borgo Vecchio” di Palermo, è ricordata per le sue particolari doti di novellatrice celebrate dall’etno-antropologo siciliano Giuseppe Pitrè. Agatuzza malgrado la totale mancanza di istruzione, infatti non sapeva né leggere né scrivere, era dotata di una straordinaria memoria e di una mimica gestuale, facciale e verbale che l’hanno resa unica nella recitazione delle storie popolari del folklore siciliano. L’eccezionale capacità di Agatuzza Messia consisteva nell’immagazzinare e ricordare nei minimi dettagli ogni leggenda, storia, fiaba, o proverbio, raccontati da parenti, amici, conoscenti, incontrati nell’arco della sua vita, rendendosi inconsapevolmente uno scrigno vivente di tesori sulle tradizioni usi e costumi popolari siciliani. Agatuzza Messia con le sue colorite fiabe di eroine scaltre e ribelli, e saghe arabo normanne, animava l’immaginazione di tutti coloro che l’ascoltavano catturandone completamente l’attenzione, dote che non sfuggì allo studioso Giuseppe Pitrè che la definì sua "novellatrice-modello". La donna aveva la capacità di immedesimarsi nei personaggi di cui narrava mostrando padronanza in qualsiasi ambito al punto di far credere di essere un’esperta dell’argomento trattato. Si avvaleva dei chiaroscuri della voce e di una gestualità infervorata che riuscivano a rendere vive le immagini dei suoi personaggi. Nell’ottocento anche altre popolane novellatrici, Rosa Brusca, Elisabetta Sanfratello, Maria Curatolo, Francesca Leto e Rosa Amari, foraggiate anch’esse dalla tradizione orale, contribuirono con le loro storie di decapitazioni, di demoni, di principi e regine assassinati, di tragedie con un lieto fine, a creare una corrente narrativa siciliana con sfumature "real-fantasy" antesignane del verismo. Agatuzza Messia, figura femminile rimasta cara al popolo, oggi è considerata uno dei personaggi simbolo della tradizione folkloristica siciliana, e la sua celebrità è da attribuire principalmente a Giuseppe Pitrè, di cui ella fu anche nutrice, uomo che dedicò la sua vita alla raccolta e catalogazione del maggior numero di contenuti del patrimonio popolare folkloristico siciliano, allo scopo di preservarlo dalla scomparsa. Pitrè per ampliare le sue ricerche creò una fitta rete di relazioni con il popolo anche grazie alla sua professione di medico, le sue fonti erano dirette, le sue visite a domicilio miniere di dettagli e di informazioni che annotò negli anni, suddividendoli per argomenti in libri, che grazie alla sua dovizia oggi rappresentano una delle più importanti raccolte europee di storia e letteratura folkloristica: 4 volumi di "Fiabe novelle e racconti popolari siciliani", 25 volumi "Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane"(1871-1913),  24 annate della rivista "Archivio per lo studio delle tradizioni popolari" (1882-1906), 16 volumi della collana "Curiosità popolari tradizionali".