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Avete mai sentito parlare dell’ape nera sicula? L’apis mellifera siciliana non è come le altre. Se, infatti, questi piccoli insetti sono minacciati un po’ ovunque dai pesticidi, lo stesso, non si può dire per l’ape sicula, che è diventata immune ai cambiamenti climatici e ai danni inflitti dall’uomo all’ambiente. Questa razza ha colonizzato la zona occidentale dell’isola.

È una creatura piccola e operosa, dall’addome molto scuro e con una peluria giallastra. A salvarla, alla fine degli anni Ottanta, è stato l’apicoltore siciliano Carlo Amodeo, grazie al lavoro svolto in passato da Pietro Genduso, docente universitario e appassionato.

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L’ape nera sicula, infatti, era quasi estinta. Alcuni esemplari sono stati ritrovati alla fine degli anni Ottanta in alveari abbandonati ed è stato dato il via ad alcuni studi specifici. È particolarmente forte e resistente, perché è rimasta per alcuni aspetti allo stato selvatico. Oggi sopravvive senza trattamenti farmacologici. Inoltre non va in blocco di covata durante l’inverno e nei mesi più freddi produce miele di nespolo e mandorlo, particolarmente ricchi di antiossidanti.

Nel corso dello studio partito negli anni ’80, gli esemplari di ape nera sicula sono stati portati su quattro isole (Ustica, Alicudi, Filicudi e Vulcano), per la riproduzione in purezza. Rispetto ad altre sottospecie di ape mellifera Europea, ha una maggiore variazione genetica e forte capacità di autodifesa. In ultimo, non dimentichiamo che si tratta di un presidio Slow Food.

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