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San Giorgio in Sicilia, ecco perché il culto del Santo è legato all’Isola. San Giorgio è il martire cavaliere legato alla famosa leggenda del drago. Nell’immaginario collettivo, la leggenda rappresenta il trionfo del cristianesimo sulla forza del male. Nel corso del tempo, si sono aggiunti numerosi elementi leggendari, che hanno contribuito a fare crescere la venerazione popolare.

Le leggende di San Giorgio sono numerose. L’importanza di San Giorgio in Sicilia è testimoniata da diverse chiese. In particolare, è patrono della città di Modica: la festa di San Giorgio conta su una tradizione secolare che, ogni anno, richiama turisti e visitatori che provengono da ogni parte del mondo.

Unico nel suo genere è il rito della Scinnuta del simulacro che raffigura il San Cavaliere, che si conserva nella cappella della navata destra del Duomo. Nella sera di Pasqua scende tra i fedeli e viene esposta alla venerazione fino alla domenica successiva alla processione, alla fine dell’ottava viene conservata nella cappella in attesa della Pasqua dell’anno successivo. Il simulacro ritrae San Giorgio a cavallo che trafigge il dragone. Anche Ragusa Ibla è legata al culto di San Giorgio.

La storia di San Giorgio rappresenta il bene che vince sul male, la luce che vince sulle tenebre. Il culto nasce dalle crociate e viene interpretato come un combattimento quotidiano di ogni cristiano contro il male. Si tratta di un messaggio di speranza, che invita a lottare contro ciò che è malvagio, perché vincere è possibile.

Tornando alla leggenda di San Giorgio e il drago, è l’esempio di colui che combatte il male (rappresentato dal drago), poiché ripone la fiducia in Dio (che è l’armatura dorata). Esiste anche una storia tutta siciliana, antecedente la famosa leggenda del drago: San Giorgio e il Diavolo (la trovate qui).

Leggenda di San Giorgio e il Drago

Secondo la leggenda di San Giorgio e il Drago, in una città chiamata Silena, in Libia, vi era un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al giorno. Quando queste cominciarono a scarseggiare, furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte.

Un giorno fu estratta la giovane figlia del re. Per scongiurare il sacrificio, offrì il suo patrimonio e metà del regno per salvarle la vita, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso il lago per essere offerta al drago.

In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio. Saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte. Poi disse alla principessa di non aver timore, che l’avrebbe aiutata nel nome di Cristo. Quando il drago si avvicinò, Giorgio salì a cavallo e protettosi con la croce e raccomandandosi al Signore, con grande audacia affrontò il drago che gli veniva incontro.

Lo ferì gravemente con la lancia e lo gettò a terra, disse quindi alla ragazza di avvolgere la sua cintura al collo del drago, il quale prese a seguirla docilmente verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò.

«Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro», disse loro. Il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.

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