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     Mi piace prendere a prestito il titolo di questa famosa opera teatrale dell’immenso Luigi Pirandello per parlare di San Calogero; santo la cui popolarità in Sicilia è pari alla confusione che regna intorno alla sua storia. Si “vocifera” infatti, ma evidentemente non è solo una voce, che il Calogero siciliano non è certamente unico, non è certamente nessuno ma, anche se non proprio in centomila, potrebbero essere in realtà tanti. In effetti è ormai confermato che con l’appellativo di Calogero, che deriva dal greco ed il cui significato potremmo tradurre in bello, buono o virtuoso, venivano indicati tutti quei religiosi eremiti, in gran parte provenienti dall’oriente, che seguivano scupolosamente la regola di San Basilio. Essi applicavano con gran rigore la vita monastica e preferivano abitare in luoghi isolati, in special modo sui monti. Ma visto che di confusione ho parlato, per chiarire meglio o per aggiungerne altra, voglio parlarvi in questo caso di un’altro Calogero; quello di Termini Imerese che, forse meno conosciuto di altri, ha una storia non certo meno curiosa ed interessante. In realtà a Termini Imerese di San Calogero ne esistono addirittura due; uno detto Eunuco, “spacciato” come protettore della città e morto a Milano nel 253 d.C., l’altro, ovvero uno dei tanti Calogeri che nel territorio di Termini Imerese visse veramente e che i nostri antenati riconoscevano come vero loro patrono.  Che confusione direte!

     Proprio così, rispondo io. Perchè poi in realta dell’Eunuco, in città e fin dal 1665, abbiamo pure le reliquie; dell’altro invece forse, ma dico forse, nulla! Si, perché poi vai a scoprire che, unico in Sicilia, sullo stemma civico di Termini Imerese “appollaiato” sul monte Eurako che pure, guarda caso, è popolarmente conosciuto col nome di San Calogero, troviamo rappresentata proprio la figura di questo santo eremita. E allora? – Allora è certo che il primo ed originario protettore di Termini Imerese fu proprio un Calogero, ma non certo l’Eunuco di cui nulla il popolo sapeva, bensì il Kalogheros che su quel monte aveva abitato veramente e che, oltre ad evangelizzare il territorio, si “dilettava” a scacciar diavoli ed a far sgorgare sorgenti con limpidissime acque. Ma la storia potrebbe farsi ancora più misteriosa ed affascinante se a ciò si aggiunge pure il fatto che il Calogero termitano, a differenza di quasi tutti gli altri, non è nemmeno nero. Ed allora ecco che ci viene in soccorso un’altra teoria, da non sottovalutare, e che ci prospetta la possibilità che il buon vecchio eremita di Termini Imerese, altri non sia se non Teoctista, (Teotista) anche lui monaco basiliano originario però della vicina Caccamo e morto nel IX° secolo.

     Teotista infatti, descritto di carnagione bianca e con una folta barba, abitava proprio sulle pendici del monte Eurako; dove pure aveva  fondato il monastero, ancora oggi esistente, di San Nicolò dè Nemori. E la leggenda vuole pure che anche lui, nei pressi di quel monastero dove pare sia sepolto, scacciò demoni e fece sgorgare limpide acque. Ma miracoli e leggende a parte è certo che egli, in tutto il territorio circostante ovvero tra Termini e Caccamo, si prodigò a diffondere il Vangelo ed a prodursi in opere benevole che lo reso popolare a tal punto che i termitani, lui Kalogheros,  considerarono come vero loro protettore. Il culto di San Calogero, a cui a Termini Imerese era stata anche dedicata una chiesa ormai sconsacrata, in città è del tutto scomparso.

    Sarebbe utile rinverdirne la memoria perché questi, al di la di tutto, è santo che, come dimostra la sua presenza anche sullo stemma civico,  a pieno titolo di proteggerci perché appartiene sicuramente alla storia popolare della nostra città.