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La lingua siciliana è davvero affascinante. Oggi approfondiamo l’origine di un verbo molto famoso e utilizzato: astutari. Il significato lo conosciamo bene: “spegnere”. Dietro questo verbo apparentemente semplice, si nasconde una storia davvero interessante.

Tutto ha origine dal verbo latino tuērī, che significava “proteggere”, “prendersi cura”, “guardare”. Si trattava di un verbo deponente (cioè che aveva l’aspetto di una forma passiva, ma un significato attivo). Dal participio passato di questo verbo, cioè tūtus, ed in particolare dalla sua radice tūt-, si è formato un nuovo verbo, tūtārī. Anche questo era deponente e aveva mantenuto il significato “proteggere”.

Con l’evoluzione dal latino alle lingue romanze i verbi deponenti sono scomparsi: sono stati sostituiti da nuovi verbi, oppure sono stati riconvertiti in verbi attivi anche nella forma. Così tūtārī è diventato *tūtāre. In seguito gli è stato aggiunto il suffisso ex-, con un valore privativo, creando il verbo *extūtāre, dal significato di “smettere di proteggere”, in riferimento a un fuoco o una fonte di luce/calore.

Ed ecco che siamo arrivati al siciliano Astutari.

Avreste mai immaginato che dietro un verbo così semplice ci fosse un’evoluzione così complessa? Abbiamo avuto una nuova conferma della particolarità e della bellezza della lingua siciliana, nata dall’incontro di popoli e culture diverse.

Fonte: Cademia Siciliana

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