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Gangi inaspettata: la Fossa dei Parrini della Chiesa Madre.

  • Scopriamo un luogo della Sicilia un po’ particolare: una cripta.
  • Qui, tra il 1725 e il 1872, si è praticata l’imbalsamazione dei preti.
  • Forse non è una visita adatta a tutti, ma è un argomento senza dubbio interessante.

Esistono pagine di storia della Sicilia molto particolari. Quelle pagine sono scritti da luoghi di cui non si parla spesso, ma che rappresentano invece una interessante fonte di informazioni e aneddoti. Oggi facciamo tappa a Gangi, un borgo molto suggestivo in provincia di Palermo. Siamo a circa un’ora e mezza di macchina dal capoluogo, sulle montagne delle Madonie. Ci sono paesaggi mozzafiato, ottima cucina e anche delle piccole rarità, come la Fossa dei Parrini. Questo è il soprannome della Cripta dei Preti di Gangi, che si sviluppa in due ampi saloni adiacenti e in comunicazione con i sotterranei della Chiesa Madre. Nella zona interna della cripta vi è un colatoio, dove erano posizionati i cadaveri per la disidratazione, l’essiccamento e il drenaggio dei liquidi. I corpi sono stati mummificati secondo la pratica dell’essiccazione naturale.

Al termine di questo processo, il sacerdote veniva rivestito con i paramenti e sopra ogni nicchia che custodisce le mummie, per il riconoscimento, vi è una targhetta con nome, data del decesso e un sonetto. I versi racchiudono l’operato nel corso della vita. Nel 2013, durante una sistemazione della Fossa dei Parrini, sono state rinvenute alcune divise di fattura pregiata, in ottimo stato di conservazione. Queste, risalenti probabilmente alla seconda metà dell’Ottocento, appartenevano alla Confraternita che gestiva la conservazione dei corpi, così come un telo rettangolare, in cuoio, con sei impugnature. Il telo veniva usato per il trasporto della salma dalla Cripta in chiesa, per celebrare le esequie.

Cosa c’è nella Cripta dei Preti di Gangi

Nella Cripta dei Preti ci sono religiosi che hanno svolto le funzioni religiose a Gangi tra il 1728 e il 1871 circa. Vi è anche il corpo dell’illustre sacerdote, poeta e medico Giuseppe Fedele Vitale. La sua presunta bara, a differenza delle altre, è stata rinvenuta chiusa, con due lucchetti: si pensa che fosse così perché, essendo suicida, non meritava la resurrezione. Prima di accedere alla Cripta, sulla parete in cima alla scalinata, si legge: “Scendete o vivi a visitar la morte, pria che la morte a visitar voi scenda. Fu sempre bene prevenir la sorte”.

Entrando, ci si trova in un androne, già antica sede della Confraternita del Rosario. Qui vi sono degli affreschi del 1735 che riproducono i Misteri dolorosi e gloriosi del Rosario. Si accede, poi, a un salone: una parete è occupata da un altare con un dipinto su tela raffigurante la deposizione. Dal lato opposto, dentro le nicchie ritte in piedi, si trovano mummie sostenute da un palo non visibile, in veste da prete con cotta, stola e berretto nero a punte sul capo. Alcune sono in perfetto stato di conservazione, altre dal volto corroso e talora rivestito di cera. Sopra le nicchie, su solide mensole, sono disposte delle casse contenenti le spoglie dei parroci e degli abati.

Foto di trolvag, CC BY-SA 3.0

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