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Una misteriosa città di cui oggi non vi è traccia.

  • Xiphonia sarebbe stata situata nel territorio compreso fra Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale ed Aci Castello.
  • Si trattava di un’antica città greca, scomparsa del tutto.
  • Qual è la sua storia? Scopriamola insieme.

La storia della Sicilia è ricca di racconti interessanti e misteriosi. Oggi ricostruiamo le vicende di una città scomparsa, il cui mito ci è stato tramandato da importanti poeti come Teocrito, Virgilio ed Ovidio. Secondo lo storico Diodoro Siculo, Xiphonia fu fondata dai Greci nel VII secolo a.C., con una denominazione che variava e come “Xifonia”, “Scifonia” o “Sifonia”. È certo che, nell’antichità, i poli più importanti dell’area fossero due: uno presso l’odierna Capomulini (l’acroterion) ed un altro fra le contrade di S.Venera al Pozzo e della Reitana. Nel 475 a.C. la zona fu ripopolata da ben 10mila siracusani e ciò comportò tensioni ed attriti con i precedenti abitanti. Un cruento scontro sotto Ducezio costrinse i coloni alla fuga.

Conquistata dai romani, probabilmente intorno al II secolo a.C., la città fu chiamata Akis e citata da Teocrito ed Eschilo. Ovidio e Silio Italico la citarono come “Acis”, mentre Claudiano “Acin”. Durante la seconda guerra punica, Akis assunse un ruolo rilevante per importanza politica ed economica. Lo stesso Silio Italico nel «De Bello Punico» narra di una città presso il fiume Aci alleata dei Romani. Erano famose le sue terme, alimentate da acque sulfuree provenienti dal vulcano Etna. Di sicuro la rocca sulla quale si erge il castello di Aci) fu frequentata durante il periodo della colonizzazione greca e poi della dominazione romana, per la sua posizione strategica, sebbene non si siano conservati resti.

Nei secoli successivi le guerre, i saccheggi e le distruzioni dovute a eruzioni e terremoti costrinsero gli abitanti a spostarsi più a sud. Le informazioni su questo periodo sono abbastanza confuse e della misteriosa Xiphonia e di Akis se ne perse traccia.

Le leggende di Xiphonia

  • Proprio qui è ambientato il mito di Aci e Galatea, la storia d’amore tra una ninfa chiamata Galatea ed un pastorello di nome Aci, ucciso per gelosia dal ciclope Polifemo.
  • Si narra che l’eruzione del 396 a.C., che storicamente investì e stravolse il territorio acese avrebbe anche terrorizzato e messo in fuga la flotta cartaginese comandata da Imilcone che si preparava ad uno sbarco.
  • Il venerdì Santo dell’anno 100 d.C. viene tradizionalmente ricordato come il giorno della nascita di Santa Venera, nella zona delle terme Xiphonie. Il 26 luglio del 143 d.C., sempre nella stessa area avveniva la esecuzione della Santa per decapitazione.
  • I Giganti che sarebbero caduti nel Bosco d’Aci per punizione di Zeus dopo aver tentato la scalata all’Olimpo (in De raptu Proserpinae di Claudiano).
  • Secondo alcuni storici nel tratto di costa ionico, fra Acireale e Catania, sarebbe approdato Ulisse con i suoi compagni nell’Odissea, opera scritta da Omero ed avrebbe incontrato il ciclope Polifemo, figlio del Dio Nettuno. Il ciclope li imprigionò in un antro, che usava come dimora e gli sfortunati viaggiatori riuscirono a liberarsi solo accecando Polifemo con un palo arroventato. Per l’ira il ciclope scagliò enormi massi contro Ulisse ed i suoi compagni in fuga, massi che sono stati leggendariamente identificati con i faraglioni di Acitrezza.

Le altre ipotesi

La collocazione di Xiphonia nei pressi di Acireale non è certa, ma presunta. Secondo altri Xiphonia ed il porto Xiphonio sarebbero sorte vicino ad Augusta (Siracusa). Nella cittadina del siracusano esistono il capo Xiphonio ed addirittura una via Xifonia. Aki e ki sono suffissi sumerici indicativi di luogo, per cui Aci, di solito accompagnato da una indicazione caratterizzante, potrebbe essere una traccia di insediamenti di genti di provenienza dal Mediterraneo orientale, che hanno abitato le regioni ioniche dell’Italia durante l’età del bronzo o anche prima.

Le colline intorno a Messina, infatti, hanno restituito statuette risalenti al Calcolitico di stile cicladico. Alcuni toponimi conservano “aci” come suffisso. Uno di questi, Curcuraci nei pressi di Messina, è facilmente leggibile: kur (altura), kur-kur (le alture), aki (luogo di).

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