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Santissima Trinità di Delia a Castelvetrano.

  • Si tratta di una piccola chiesa normanna, la cui costruzione risale alla prima metà del XII secolo.
  • Segue il modello della cuba bizantina.
  • Sorge nella campagna a ovest di Castelvetrano, nel Trapanese.

La Sicilia è ricca di chiese ed edifici sacri, non soltanto nelle sue città. Non è inusuale, infatti, che anche nelle campagne o nei luoghi extraurbani vi siano veri e propri tesori, che si palesano dinanzi ai nostri occhi quasi come una sorpresa, un segreto pronto a essere scoperto. La chiesa della Santissima Trinità di Delia (Santissima Trinità di Castelvetrano o Cuba di Delia) deve il suo nome a un vicino corso d’acqua. Il toponimo può trarre in inganno, poiché non sorge a Delia, ma a Castelvetrano, nel Trapanese, nelle campagne poco distanti dalla città. Come appare subito evidente, segue i canoni dell’architettura normanno-bizantina: scopriamo insieme la sua storia e le sue caratteristiche.

La chiesa

La Cuba di Delia sorse nel XII secolo, per volere dei Normanni: è in stile arabo-bizantino e rappresenta un unicum in Sicilia, poiché è l’unica chiesa a pianta centrale, a croce greca, pervenuta nella sua integrità. All’esterno presenta tre absidi pronunciate, che si sviluppano sul lato orientale, collegandosi idealmente alle tre porte d’ingresso. Le porte laterali erano rigorosamente riservate agli uomini. Questi, entrando, prendevano posto nelle corrispondenti navate laterali. La porta centrale era destinata alle donne: come prescrive il rito greco, dovevano rimanere in una porzione delimitata da transenne di legno.

Al centro della chiesa della Santissima Trinità di Castelvetrano c’è  una cupola a sesto rialzato, che poggia su un tamburo quadrato alleggerito da quattro finestre laterali e sostenuto a sua volta da arcate a sesto acuto. Le arcate si innestano su quattro colonne di marmo cipollino e di granito rosso dotate di capitelli decorati con foglie d’acanto. I bracci della croce sono voltati a botte mentre gli incroci angolari sono chiusi da crociere.

L’edificio fu riscoperto e restaurato da Giuseppe Patricolo nel 1880 per conto della famiglia Caime Saporito. La chiesa, tutt’oggi di proprietà della medesima famiglia, contiene le sepolture di diversi membri della casata castelvetranese. Costituisce uno dei tre casi in Italia di Chiesa nobiliare in cui è possibile seppellire i propri defunti.

Foto: Ludvig14

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