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I segreti del Palazzo Corvaja di Fiumefreddo.

  • Il viaggio alla scoperta dei palazzi della Sicilia ci porta oggi in provincia di Catania.
  • Qui, in contrada Diana si trova un’elegante residenza del XVIII secolo.
  • Ecco qual è la sua storia e perché, ancora oggi, esercita un grandissimo fascino.

Non si finisce mai di conoscere la Sicilia e i suoi palazzi nobiliari. Ci fermiamo in provincia di Catania, per vedere da vicino il Palazzo Corvaja di Fiumefreddo. La residenza si trova in contrada Diana e risale al XVIII secolo. Quest’area, un tempo, faceva parte della baronia di Calatabiano, ma adesso rientra nel territorio del Comune di Fiumefreddo di Sicilia. Dietro questa costruzione si cela una storia molto interessante, che vi spiegheremo passo dopo passo. Cominciamo, intanto, da qualche informazione sull’edificio. Si tratta di un esempio di villa-fattoria, realizzata dai nobili del tempo per la villeggiatura e il controllo dei latifondi e delle strutture produttive. A colpire subito è l’uso della pietra lavica balconi, finestre, corpi scalari merlati e paramenti.

Un po’ di storia del palazzo

Sappiamo che la residenza risale al XVIII secolo. A questo, possiamo aggiungere che il legami parentali tra la famiglia Diana e le famiglie più in vista di Calatabiano alla fine del XVII secolo erano molto articolati. La situazione si complicò con il terremoto del 1693, che sconvolse alcuni nuclei familiari e favorì nuovi legami che sostituirono quelli tragicamente interrotti. All’interno del palazzo Corvaja di Fiumefreddo si trova anche il monumento funebre di Michele Diana, figlio di Francesco Diana e Angela Calì. Morì nel 1788, quando non aveva ancora compiuto tre anni. Addossato al palazzotto, al pianterreno, vi invece è il palmento costruito nel 1694 dalla famiglia Bottari. Originariamente separata dalla residenza fortificata di Francesco Diana, la casa dei Bottari fu successivamente  unita a questa: il corpo centrale  fortificato venne così a perdere uno dei  suoi attributi difensivi conferitogli dal totale isolamento  da altre fabbriche. Dalla fine del ‘700 il complesso, abbandonato dai proprietari quale residenza, non subì ampliamenti  e modifiche sostanziali. Continuiamo il nostro giro del palazzo, perché c’è altro da scoprire.

Cosa vedere nel Palazzo Corvaja di Fiumefreddo

L’edificio presenta un pittoresco prospetto serrato fra torricini pensili, che chiude sul fondo una corte rettangolare entro magazzini, stalle e abitazione della servitù. Agli angoli del palazzotto, sorrette ognuna da tre mensole in pietra lavica, ci sono due garitte a pianta quadrata, coronate da cupole emisferiche ed ingentilite da un cornicione con decorazioni in stucco, serrano ai lati la facciata. Dietro di esse si stagliano due torrette  più grandi, a pianta quadrata e coronate da una merlatura ghibellina che ha  un preciso valore simbolico oltre che funzionale. I due cortili e la recinzione del giardino dietro la casa, oltre a contribuire alla difesa, costituivano degli spazi esterni estremamente  articolati e differenziati per lo svolgimento delle più svariate attività.

In  linea di massima la corte chiusa davanti alla residenza era riservata alle attività aziendali e familiari, mentre  nel cortile esterno si svolgevano tutte le attività connesse al transito nella via pubblica. Nel passaggio fra le due corti vi era lo “studio”. Era un locale in cui e la famiglia Diana probabilmente esplicava molti degli atti amministrativi relativi ai loro fondi ed ai feudi amministrati per conto dei Gravina-Cruyllas. Sul lato nord della corte esterna con la facciata rivolta alla strada è collocata la Chiesa di San Vincenzo, che assolveva funzioni sia di Chiesa per la popolazione locale, sia di cappella privata della famiglia. Vi sono due accessi: uno in facciata per il pubblico ed uno laterale, riservato probabilmente alla famiglia Diana che  durante le funzioni religiose doveva occupare i posti più vicini all’altare.

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