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Dal passato al presente, il grano degli Dei di Selinunte.

  • Il grano cresce ancora fra i Templi del Parco Archeologico di Selinunte.
  • Storicamente, è sempre stata una produzione di punta del territorio siciliano e selinuntino.
  • Ecco come è nato questo progetto e qual è la sua importanza.

Non tutti lo sanno ma, all’interno della celebre zona archeologica di Selinunte, in provincia di Trapani, dieci ettari di terreno sono dedicate ai grani antichi (Perciasacchi, Tumminia, Bidì e Hammurabi). Da qualche anno, infatti, è nato un percorso di valorizzazione delle Cave di Cusa, con il rito della mietitura che si rinnova proprio nel passato. L’iniziativa è seguita dal consorzio Gian Pietro Ballatore, che fa capo all’assessorato regionale all’Agricoltura. È un modo per rilanciare il parco, ma anche l’intero territorio dell’hinterland, con un incontro tra cultura archeologica e cultura del buon cibo. Scopriamo qualcosa in più.

La coltivazione del grano e la sua raccolta hanno da sempre avuto un’importanza mitologica, storica e popolare. I cereali sono stati un grande punto di forza della civiltà selinuntina, come dimostrato da tanti reperti archeologici. Il termine deriva da Cerere, la dea romana delle messi e del pane, che rendeva la terra fertile ed era connessa con la crescita dei cereali. La storia della città di Selinunte si è sempre distinta per un contesto sociale in cui i rappresentanti della aristocrazia terriera erano alla testa della polis e di un mondo dedito all’artigianato e al commercio. È ben noto, tra l’altro, il ruolo storicamente ricoperto dalla Sicilia come fondamentale produttrice di grano per tutto il territorio italiano. Proprio il Grano degli Dei di Selinunte, nel marzo del 2021, è al centro di un importante progetto: ecco quale.

Il Grano degli Dei per le famiglie bisognose

Oltre 25 quintali di grano molito di Selinunte, prodotto presso l’Azienda Sperimentale di Campo Carboj e Sparacia, sono andati alle associazioni del volontariato, destinandoli alle famiglie alle prese con difficoltà socio-economiche derivanti dall’emergenza da Covid-19. L’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, ha spiegato: «Attraverso un momento di solidarietà e condivisione abbiamo voluto dare respiro a un progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale regionale che si esprime nella compresenza di tutti quegli elementi che contribuiscono a realizzare ciò che è caratterizza un luogo: arte, storia, patrimonio monumentale ma anche paesaggio, tecniche colturali, riti, miti, genomi. Il valore aggiunto che offre la Sicilia consiste proprio in questo: nella capacità di esprimere la modernità attraverso il recupero di codici antichi che ci restituiscono il gusto del tempo».

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