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  • Il Patrono del Raviolo? É Guglielmo di Scicli (o Guglielmo da Noto).
  • Proprio la cittadina del Ragusano, infatti, è patria di un aneddoto molto curioso.
  • La storia siciliana che pochissimi conoscono.

Che la storia della pasta sia stata scritta anche in Sicilia, è fuori discussione. Oltre ad aver dato i natali agli spaghetti (che si producono a Trabia, in provincia di Palermo, da prima che Marco Polo li portasse in Italia), abbiamo anche il Patrono del Ravioli. Sì, avete letto bene: ravioli.

Tutto si lega a un nome (anzi, più nomi, ma tutti per la stessa persona): Guglielmo Buccheri, detto Guglielmo Cuffitedda, anche noto come Guglielmo da Noto, Guglielmo eremita o Guglielmo di Scicli. Un religioso che condusse vita eremitica, fatto beato dalla chiesa cattolica.

Nel paesino in provincia di Ragusa si venera Cuffitedda, vissuto nel 1300 e beatificato da Papa Paolo III nel 1537. Tra i miracoli che gli vengono attribuiti c’è anche quello che chiama in causa il ripieno di un raviolo. Ma partiamo dall’inizio.

Guglielmo di Scicli, la storia

Discendente dalla nobile famiglia Buccheri, fu scudiero del re di Sicilia Federico II che difese dall’attacco di un cinghiale durante una battuta di caccia, restandone ferito alla gamba destra. Secondo la sua biografia, diventò eremita in seguito a una visione di Sant’Agata.

Ebbe in regalo dal re un cavallo e del denaro, che cedette a un povero mendicante in cambio dei suoi vestiti e di una “cuffitedda“:  da qui dei nomi con i quali era conosciuto, “Guglielmo Cuffitedda”. Ritiratosi in eremitaggio presso Noto, fu raggiunto da Corrado Confalonieri, che proveniva da Piacenza e divenne successivamente patrono di Noto. In seguito all’apparizione della Madonna, si ritirò quindi a Scicli presso la chiesetta di Santa Maria della Pietà, oggi chiesa di Santa Maria La Nova.

Vi starete chiedendo cosa c’entrano i ravioli. Ecco, ci arriviamo subito.

Guglielmo e il miracolo dei Ravioli

Guglielmo viveva da eremita nelle grotte alle spalle di Scicli. Un giorno venne invitato da  Guiccione, per pranzo. A quanto pare, la moglie del padrone di casa non gradì quell’ospite improvviso. Era già affaticata dalle tante incombenze quotidiane e quindi decise di “vendicarsi” contro il marito.

Preparò dei ravioli, ma lì riempì di segatura e crusca. Guglielmo, prima di mangiare, benedì la pasta. Ebbene, una volta in bocca, miracolosamente il ripieno era diventato a base di buonissima ricotta! Da quel momento, fioccarono gli inviti a pranzo per il beato che, tuttavia, rifiutava sempre.

Il secondo miracolo Guglielmo di Scicli

La moglie di Guiccione, un giorno, pensò bene di mandargli direttamente nella grotta in cui viveva una scodella piena di ravioli. Passarono i giorni e le settimane, ma la scodella non tornava indietro. Venne mandato un garzone a riprenderla e qui avvenne il secondo miracolo dei ravioli.

Il garzone mostrò un ripostiglio dove li aveva messi: Guglielmo non se ne era accorto ma, aprendo la credenza, trovò la scodella fumante. La pasta era perfetta, come se fosse stata appena cotta. Oltre che essere tramandata dalla narrazione popolare, questa storia è riportata anche negli Acta Sanctorum redatti dai padri Bolland e Papebroch della Compagnia di Gesù. Foto: ecooper99Licenza.

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