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Il 13 dicembre, in Sicilia, non può mancare la cuccìa. Nella versione dolce, la più diffusa, si utilizzano grano cotto e crema di ricotta. In Russia esiste una preparazione molto simila: la Kut’ja o Kutia.

  • Kut’ja, la cugina russa della cuccìa.
  • Il dolce tipico del Natale ortodosso ha qualcosa in comune con quello siciliano di Santa Lucia.
  • Come si prepara e perché ha questo legame con la Sicilia.

La tradizione dei dolci di grano cotto non ha confini

La festività di Santa Lucia è strettamente connessa ad alcune ricette tipiche siciliane. Come accade in occasione delle festività più partecipate, anche in questo caso ci sono dei piatti che non possono mancare. Quando si parla di dolci, è la cuccìa a farla da padrone.

La cuccìa è un tipico dolce siciliano, preparato con grano cotto e crema di ricotta. Si guarnisce con zuccata, cannella, pezzetti di cioccolato e scorzette di arance candite. Ne esistono anche versioni al cioccolato o con la crema di latte.

I dolci a base di grano cotto vantano una tradizione molto antica. Pensate che l’usanza di preparare dolci di grano cotto, arricchiti da noci e arance, affonderebbe le radici nell’antica tradizione cristiana di rito greco. In questo modo si sarebbero commemorate le festività maggiori, con piatti beneaugurali e simbolo di abbondanza.

Nei Paesi ortodossi si consumano preparazioni molto simili, tra cui la Kut’ja russa. Potremmo dire che si tratta di una sorta di “cugina” della nostra cuccìa, che tuttavia è tipica delle celebrazioni natalizie. Una parente un po’ lontana, che abita in Russia.

Cosa è la Kut’ja russa

In Russia la Kut’ja, chiamata anche Kutia, è un piatto dal forte valore simbolico, anche perché si offre ai defunti. Si prepara per la vigilia di Natale: una ricca porzione viene messa al centro della tavola e il primo cucchiaio spetta al capofamiglia.

Il capofamiglia pronuncia le parole “Cristo è nato” e gli altri commensali gli rispondono all’unisono: “Glorifichiamo!”. Nelle antiche credenze popolari, i defunti hanno anche bisogno di nutrirsi. Molti ortodossi, ad esempio, nell’anniversario della morte dei genitori, sono soliti recarsi sulle tombe con una ciotolina di Kut’ja, aspettando che venga beccata dagli uccellini.

Si pensava, infatti, che nei piccoli volatili ci fosse l’anima del defunto, che tornava sulla terra in forma di uccello, per nutrirsi. La Kut’ja russa si prepara con grano, semi di sesamo, nocciole e molto altro. Si può anche preparare con il riso. Foto: Hannah DonovanLicenza.

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