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È partito dal Kenya ed è diretto alla bioraffineria di Gela il primo cargo di olio vegetale per la bioraffinazione prodotto da Eni nello Stato africano. Proprio a Gela, nel 2019, è stato avviato un impianto di nuovissima generazione.

Dal Kenya alla bioraffineria di Gela

L’olio vegetale è prodotto nell’agri-hub di Makueni, un impianto inaugurato da Eni nel luglio del 2022, dove avviene la spremitura di sementi di ricino, di croton e di cotone. Si tratta di agri-feedstock non in competizione con la filiera alimentare, coltivati in aree degradate e raccolti da alberi spontanei o risultanti dalla valorizzazione sotto-prodotti agricoli.

In questo modo si offre un’opportunità di reddito e accesso al mercato a migliaia di agricoltori. Nel centro, inoltre, si producono anche mangimi e bio-fertilizzanti, derivati dalla componente proteica dei semi, a beneficio delle produzioni zootecniche, contribuendo così alla sicurezza alimentare.

Il primo cargo di olio vegetale per la bioraffinazione prodotto da Eni in Kenya è partito dal porto di Mombasa, diretto alla bioraffineria di Gela. In questo modo si avvia il sistema di trasporto e logistica che supporterà la catena del valore nel Paese, partendo da una produzione di 2.500 tonnellate entro la fine del 2022, per salire a 20mila tonnellate nel 2023.

“A soli tre mesi dallo startup di Makueni inizia l’export di olio vegetale per le bioraffinerie, attraverso un modello di integrazione verticale che consente di promuovere uno sviluppo locale sostenibile e di valorizzare la filiera per la produzione di biocarburanti”, commenta Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni.

“Questi sono i semi di una nuova energia, un passo concreto per decarbonizzare i trasporti con un approccio innovativo che a partire dalla produzione del Kenya si estenderà l’anno prossimo al Congo, e successivamente agli altri Paesi africani e alle aree geografiche in cui stiamo portando avanti questi progetti”, conclude Descalzi.

La bioraffineria in Sicilia

Avviato nel 2019, l’impianto di Gela è stato pensato per trattare progressivamente quantità elevate di oli vegetali usati e di frittura, grassi animali, alghe e rifiuti/residui per produrre biocarburanti di alta qualità. A marzo 2021 è stato avviato l’impianto per il trattamento di biomasse BTU (acronimo di Biomass Treatment Unit), con l’obiettivo di realizzare un modello di economia circolare a chilometri zero per la produzione di biodiesel, bionafta, biogpl e bio-jet.

La bioraffineria di Gela è una delle poche al mondo a elevata flessibilità operativa. Nel 2021 l’incidenza dell’olio di palma nella produzione di biodiesel è stata ridotta di circa 34 punti percentuali rispetto al 2020 grazie all’avvio della linea BTU, Biomass Treatment Unit, presso Gela che a regime consentirà di utilizzare fino al 100% biomasse non in competizione con la filiera alimentare.

Nel 2021 la produzione di biocarburanti (HVO) è stata di circa 585 mila tonnellate secondo le certificazioni in uso (Direttive Europee RED e correlate) e i volumi di bio-feedstock processati sono stati pari a 665 mila tonnellate.

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