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01Giovanni Carmelo Verga nacque a Catania, il 2 settembre 1840. Drammaturgo e scrittore, viene considerato il capostipite della corrente letteraria del Verismo italiano.

La data di nascita di Giovanni Verga non è conosciuta nello specifico, di certo si sa che fu originario di una famiglia di piccoli proprietari terrieri, e che fu registrato all'anagrafe di Catania, nonostante vi siano fondate argomentazioni che ne collocherebbero la nascita nelle vicinanze di Vizzini. Si presume infatti che la famiglia Verga (Vargas, di origini spagnole), fosse giunta in contrada Tièpidi, una zona di campagna di proprietà dello zio don Salvatore, a seguito dell’epidemia di colera che flagellò Catania nell’estate del 1840. L’evidenza è supportata inoltre dall’annotazione posta dallo stesso Verga, sull’occhiello di una copia della prima edizione di “Novelle Rusticane”, data in dono all’amico Luigi Capuana; sull’iscrizione si legge: «A Luigi Capuana ‘villano’ di Mineo – Giovanni Verga ‘villano’ di Vizzini.» Senza contare gli innumerevoli amici come lo scienziato geologo Ippolito Cafici, e l'avvocato Giovanni Selvaggi, (tanto per citarne alcuni), che lo definivano proprio come nato nelle campagne di Vizzini.

Altrettanto sfumata nel dubbio, è la data di nascita del Verga; il cui battesimo è stato organizzato per l’8 di settembre dello stesso anno. Ufficialmente dunque, la data di nascita non poteva che essere collocata qualche giorno prima, il 2 settembre, anche se si pensa che possa essere addirittura antecedente; dato il ritardo riportato presso l’Anagrafe del capoluogo etneo in cui risulta registrato, si pensa che Verga possa essere nato il 30 o il 29 agosto, giorno della Festa di San Giovanni.
Una volta completati gli studi primari presso la scuola “Francesco Carrara”, lo scrittore etneo proseguì la sua istruzione presso la scuola di don Antonio, scrittore e fervente patriota, da cui apprese il gusto per la letteratura romantica ed il Patriottismo.

Nel 1854, la famiglia si ritrasferì presso le campagne di Tèbidi e vi ritornerà nel 1855, sempre per via di un’epidemia di colera. A questa esperienza adolescenziale, si ricollegano dunque le ambientazioni di molte delle sue novelle, come “Cavalleria rusticana”, “Jeli il pastore”, e il romanzo “Mastro-don Gesualdo”. A soli 18 anni, Verga scrive “Amore e patria”, il suo primo romanzo, che rimase inedito fino al 1929. Nel 1858, Verga si iscrive alla Facoltà di Legge dell'Università di Catania, che abbandonò dopo soli tre anni; con il denaro inviatogli dal padre, Verga poté infatti dedicarsi alla Letteratura, che preferiva, e nel 1862 pubblicò il romanzo storico “I carbonari della montagna”, che narra le vicende ispirate alla storia della Carboneria calabrese. In questo periodo, più che ai classici italiani e latini, Verga si formò sui testi popolari francesi di sapore romantico, come “I tre moschettieri” di Dumas padre, “La signora delle camelie” di Dumas figlio, e “Il romanzo di un giovane povero” di Feuillet, le cui influenze vennero fortemente distillate nel suo terzo romanzo, pubblicato nel 1863, “Sulle lagune”. L’opera narra la storia d’amore tra un ufficiale austriaco e una giovane veneziana, al tempo in cui la Repubblica Marinara era ancora sotto il dominio degli Austriaci.

Fu in questo periodo che in Sicilia scoppiarono le prime rivolte per promuovere l'abolizione del dazio sul raccolto. Verga assistette dunque alla rivolta dei contadini sfociati nei cosiddetti ‘Fatti di Bronte’, tristemente noti per la violenta repressione operata dalla linea dura del generale Nino Bixio, inviato in Sicilia allo scopo di riportare l’ordine.
Venne istituita la Guardia Nazionale a cui il Verga si arruolò, per uscirne, poco tempo dopo. In questo peirodo conobbe Nicolò Niceforo, (noto con lo pseudonimo di Emilio Del Cerro), con il quale fondò “Roma degli Italiani”, settimanale di estrazione politica.
Nel 1862, il duo lancia la rivista letteraria “L'Italia contemporanea”, sulla quale il Verga pubblicherà la sua prima novella verista “Casa da thè”.
Fu nel 1865 che Verga si recò per la prima volta a Firenze; qui, scrisse “I nuovi tartufi”, la sua prima commedia, (pubblicata solo nel 1982), che lo scrittore stesso inviò, in forma anonima, al Concorso Drammatico della Società d'incoraggiamento all'arte teatrale. Sempre nello stesso anno, venne lanciato il romanzo “Una peccatrice”, ovvero la storia d’amore tragica e travagliata tra Narcisa Valderi, moglie del conte di Prato, e Pietro Brusio, alter-ego dell’autore. Il romanzo verrà ambientato ad Aci Castello.

Fu a Firenze che Verga conobbe il suo amico e scrittore Luigi Capuana, allora critico della Nazione, nonché altri notabili intellettuali del tempo, come il poeta Mario Rapisardi, che influirono definitivamente sulla sua formazione, personale e letteraria.
Qui si trasferì definitivamente fino al 1871. Risale a questo periodo concitato, passato presso i salotti letterari di Ludmilla Assing e delle signore Swanzberg, che lo scrittore catanese si dedicò al romanzo “Storia di una capinera”; stampato dalla tipografia Lampugnani di Milano, con prefazione dei Dall’Ongaro, fu la fatica di Verga che gli fruttò i suoi primi guadagni.
Il 20 novembre 1872, Verga si trasferì a Milano. Qui frequenterà il salotto Maffei e conoscerà gli ambienti degli Scapigliati, Emilio Treves e De Roberto, che lo avvicinarono alle scritture di Zola, Flaubert e Maupassant. Questi furono gli anni di una nuova poetica verghiana, gli anni di “Eva” (1873), della novella “Nedda” (1874), e di “Eros e Tigre reale”, del 1875.

Il 1876 fu la volta di “Primavera e altri racconti”, la prima raccolta ufficiale di tutte le novelle che Verga aveva pubblicato, negli anni passati, sulle riviste “Illustrazione italiana” e “Strenna italiana”; due anni dopo pubblicherà “Rosso Malpelo”, l’aspra storia personale di un bambino dai capelli rossi, impiegato in una cava di ‘rena rossa’; sempre in questi anni, Verga dette un primo abbozzo al suo “Ciclo dei Vinti”.
Il 5 dicembre 1878, lo scrittore etneo rientra a Catania in seguito alla morte della madre. In luglio torna a Milano dove riprenderà a scrivere a pieno ritmo “Fantasticherie”, uscito nel 1879 sul quotidiano ottocentesco “Il Fanfulla”; nella novella, preludio a “I Malavoglia”, appare, in veste di amica, la figura della contessa Paolina Greppi Lester, con cui il Verga ebbe una storia fino al 1905. Nello stesso anno del racconto, scriverà “Jeli il pastore” e pubblicherà alcune novelle che entreranno poi a far parte della raccolta “Vita dei campi”, lanciata nel 1880.

Nel 1881, fu la volta di un episodio de “I Malavoglia” che venne poi pubblicato, interamente, nello stesso anno, ad opera di Treves; ma il romanzo verista venne inizialmente accolto molto freddamente dalla critica del tempo. L’anno dopo, a causa delle ristrettezze economiche in cui versava, Verga pubblicò “Il marito di Elena” e iniziò la prima stesura di “Novelle rusticane”, raccolta poi pubblicata per intero nel 1893.
Il 1884 consacrerà lo scrittore al suo esordio teatrale: il 14 gennaio “Cavalleria rusticana”, messa in scena tra gli altri da Eleonora Duse, presso il Teatro Carignano di Torino, ebbe un successo strepitoso, che lo portò a creare “In portineria”, per il pubblico del Teatro Manzoni di Milano. La storia però non ottenne i risultati sperati così Verga, caduto nuovamente in depressione anche per via dei suoi pressanti problemi di carattere finanziario, ripartì per la Sicilia. In questo periodo uscì la sua raccolta “Vagabondaggio”, e terminò la prima stesura del “Mastro-don Gesualdo”, che venne infine pubblicato come romanzo nel 1889. nel maggio del 1890, il Teatro Costanzi di Roma accolse con grande entusiasmo “Cavalleria Rusticana”, con le musiche di Pietro Mascagni.

Nel 1893, dopo brevi soggiorni nella città capitolina, lo scrittore si trasferì definitivamente a Catania dove, tra un breve viaggio a Milano e un altro a Roma, si dedicò anche alla fotografia. In questo periodo lavorò insistentemente al “Ciclo dei Vinti”, che però non completò mai; rimase a Catania fino al 1922, anno della sua morte. Il 1896 fu la volta dei drammi “La Lupa”, “In portineria”, e “Cavalleria rusticana”, tratto dall’omonima novella di successo. Nello stesso anno si schierò dalla parte della repressione dei Fasci Siciliani, operata per mano del Presidente del Consiglio Crispi, e più tardi, dalla parte di Fiorenzo Bava-Beccaris, che aveva sedato i cosiddetti ‘moti di Milano’. Verga si distaccò dunque dalle credenze politiche dei naturalisti francesi come Émile Zola, e, pur simpatizzando con le classi meno abbienti, era convinto che questi non potessero cambiare il proprio destino; aborrì la democrazia parlamentare e appoggiò le vicende legate al colonialismo italiano.
Nel 1906 esce il dramma “Dal tuo al mio”, e fino alla sua morte si dividerà tra produzione letteraria e agricola, occupandosi della manutenzione dei suoi terreni; lavorerà dunque assiduamente a “La duchessa di Leyra”, romanzo pensato come parte del cosiddetto “Ciclo dei Vinti” e di cui ci è giunto soltanto un capitolo, pubblicato postumo. Dopo la sua morte venne pubblicata anche la sua ultima novella, dal titolo “Una capanna e il tuo cuore”.

Nel 1920, gli venne conferito il titolo di Senatore del Regno dal re Vittorio Emanuele III. Morì nel gennaio del 1922, a seguito di un’emorragia cerebrale; oggi riposa presso il Cimitero Monumentale di Catania. Presso il ‘viale degli Uomini Illustri’ di Giardino Bellini è conservato un busto a sua immagine.

Autore | Enrica Bartalotta