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01San Felice di Nicosia, al secolo Filippo Giacomo Amoroso, era un religioso del Settecento. Beatificato dalla chiesa Cattolica il 12 febbraio 1888, viene venerato il 31 maggio.

Filippo Giacomo Amoroso, figlio di calzolaio, nacque il 5 novembre del 1715, nella città siciliana di Nicosia, sita nell’entroterra ennese. È infatti il Santo Patrono della città assieme a San Nicola di Bari.
Fin dall’infanzia, di lui si riporta un episodio particolarmente miracoloso. Si dice infatti che nel periodo in cui lavorava nella bottega del padre, fu capace con un dito di riparare ad un cuoio che era stato tagliato male e che per questo sarebbe stato destinato al macero. Passato il dito, Filippo Giacomo riparò il cuoio calmando l’artigiano, che disperato, aveva compiuto il danno.

Devoto già allora alla Chiesa, Filippo Giacomo tentò inutilmente, per diversi anni, di entrare presso i frati cappuccini che proprio a Nicosia possedevano un convento. Rifiutato per sette volte, una per anno, perché incapace di leggere e scrivere, il ragazzo fu preso sotto l’ala protettrice del padre provinciale di Messina, che lo fece ammettere nel convento della vicina città di Mistretta, dove prese il nome di Felice. Dopo un anno tornò nella città natìa dove iniziò a dedicarsi alla questua, ovvero alla ricerca di qualsiasi tipo di bene materiale che potesse servire a dare conforto ai poveri. Definiva egli stesso come 'u sceccareddu, ovvero il mulo, colui che devotamente e prontamente portava tutto quanto raccolto nel suoi giri per il paese, al monastero; per questo viene spesso raffigurato con la bisaccia.

Noto per la sua umiltà e per il suo instancabile lavoro di servo della Fede, Felice divenne oggetto di diversi miti, storie tradizionali e leggende. Una di questa lo vuole al convento a distribuire un impasto di cenere e acqua vestito da pagliaccio. L’ordine arrivava direttamente dal suo superiore, che mal vedeva Felice e lo scherniva sempre. Ma lo scherzo del suo superiore non riuscì perché il ripieno miracolosamente diventò ottima ricotta.
La sua devozione si traduceva in una stretta osservanza delle regole, che lo portavano spesso a digiunare con pane e acqua. Era analfabeta, ma questo non gli impedì di apprendere a memoria i testi biblici che assimilava durante le sue puntate alla mensa e durante le funzioni religiose.

Oltre ad essere particolarmente dedito alla preghiera e alla penitenza, San Felice è noto per la sua capacità di curare gli infermi, sia nel corpo che nello spirito: il suo tocco, miracoloso, era infatti in grado di porre fine alle sofferenze di molti ammalati. Si narra che nel 1777, nel vicino paese di Cerami si abbatté un grave focolaio di peste; anche se ormai anziano, San Felice vi recò al paese per assistere i malati, su ordine del suo superiore. Morì il 31 maggio 1787 a Nicosia.

San Felice fu beatificato nel 1888 e fatto santo nel 2000 da papa Benedetto XVI nel corso della sua prima cerimonia di canonizzazione. Oggi viene festeggiato il 31 maggio, mentre i frati cappuccini lo ricordano il 2 giugno. Per il primo anniversario dalla sua canonizzazione, che ricade il 23 ottobre, nel 2006 a Nicosia, è stata girata, in piazza Matteotti, una versione di 150 minuti del talk-show televisivo più seguito di Sicilia “Insieme”, con una puntata speciale dedicata al santo.
La festa liturgica si tiene ogni estate nella città di Nicosia, durante la quarta settimana di agosto, e, oltre alla tradizionale processione per le via del paese, che si conclude con un suggestivo spettacolo pirotecnico, le celebrazioni includono anche diversi eventi, più pagani e moderni, quali tornei sportivi e manifestazioni musicali, spettacoli e rappresentazioni della vita del Santo.

Autore | Enrica Bartalotta